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Paola Tarino, Adriano Bruno – Visto per censura. Clementina Perone e Aurora Benna. Il Novecento nella storia di due donne – 2004

Paola Tarino, Adriano Bruno
Torino, Edizioni SEB 27, pp. 387, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2004

Clementina Perone ha una storia intensa e tragica, che è stata già ricostruita da alcune studiose come B. Guidetti Serra e P. Gabrielli. Militante socialista nella Torino del biennio rosso, s’iscrisse poi al PCd’I e svolse un’intensa attività sindacale. Legata a Giovanni Parodi, leader delle occupazioni di fabbrica nel primo dopoguerra, lo seguì in URSS, dove era stato costretto ad emigrare. Cominciò così per la Perone un lungo e travagliato itinerario esistenziale e politico. A partire dal 1938 fu più volte arrestata, torturata e deportata nei gulag sovietici. Soltanto nel 1955 riuscì ad ottenere la riabilitazione e nel 1958 tornò in Italia, dove morì sette anni più tardi. Si tratta di una biografia in qualche modo conosciuta che rimanda alla vicenda di tanti militanti italiani, emigrati in URSS e coinvolti nelle purghe staliniane. Alla figura di Clementina fa da contraltare quella della figlia Aurora Benna. Ella visse l’infanzia molto amata dalla madre, se ne separò nel 1923 e la rivide soltanto trentacinque anni dopo. Quella di Aurora è una storia di separazione, mitigata soltanto in parte dalla temporanea presenza dei nonni anarchici, una storia di abbandono, di povertà, di lunghi anni nelle carceri fasciste, di un disagio profondo che permane nell’Italia repubblicana e nell’ambito dello stesso Partito Comunista.
Dunque le biografie delle due donne si collocano in momenti cruciali del ‘900. Al centro del libro viene posto il rapporto tra queste due vite così fortemente intrecciate malgrado la lontananza. I due autori scelgono di indagare rivisitando il ricco carteggio di Clementina e tessendo con Aurora un dialogo serrato, in cui il ricordo può, talora, trasformarsi in incubo. Nella tormentata vicenda di Aurora il rapporto con la madre sarebbe rimasto centrale in una rete di legami familiari intensi, anche se intermittenti. Emergono le figure dei nonni anarchici, che si prendono cura della nipote in maniera affettuosa ma rigida; emerge il ricordo della zia Emilia, verso la quale Aurora non prova risentimento, anche se sa che fu lei a denunciarla quando, nell’ottobre 1937, tentò di espatriare in Francia per raggiungere la madre in Russia, e venne arrestata a San Dalmazzo di Tenda. Distante appare invece il fratello Bruno, che avrebbe avuto una vita difficile e randagia.
Le due donne hanno un tratto in comune: la profonda solitudine della loro esistenza che gestiscono con estrema risolutezza. La Perone resta sola e vivrà per oltre un trentennio in Russia, negli anni dello stalinismo, subendo un lungo continuum di arresti, interrogatori, torture, detenzioni nei gulag. Nel 1958 rientra in Italia e finalmente può ricongiungersi ad Aurora. Le due donne rimangono però lontane e la figlia, soltanto con grande difficoltà, riesce ad ammettere che si è sentita abbandonata dalla madre e che questo sentimento si è trasformato in rabbia profonda. Dunque il rapporto tra le due donne è la chiave di lettura dell’intera vicenda. Il taglio innovativo del volume consiste infatti nel restituire al lettore la complessità del legame tra le due. Esso rimanda alla loro storia di antifasciste e comuniste, ma è anche, e soprattutto, un lungo e amaro conflitto tra madre e figlia.

Gloria Chianese