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Paolo Colombo – Il re d’Italia. Prerogative costituzionali e potere politico della Corona (1848-1922) – 1999

Paolo Colombo
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

Sono quarantacinque le pagine di bibliografia che concludono il volume e ventidue quelle della nota critica sulle fonti e la letteratura che lo aprono. Danno anche visivamente l’idea della sterminata produzione, di diverso taglio e di disparato abito disciplinare che investe il tema della storia della monarchia sabauda nel più ampio quadro della storia dell’Italia unita. Paolo Colombo nel 1993 aveva pubblicato una monografia su Governo e costituzione, studiando la trasformazione del regime politico nelle teorie dell’età rivoluzionaria francese, intorno alla figura di Sieyès. Sul percorso da Sieyès a Schmitt sembra collocarsi la conclusione di questo volume: “l’astratta scansione settecentesca dei poteri costituiti si dovrebbe allora piegare alle più concrete esigenze dei rapporti istituzionali. I poteri – sottolinea Colombo – non sono tre, e neppure due: ce ne dovrebbe sempre essere un altro che – sia detto per inciso – ha ogni volta a che fare con ciò che non può essere ricompreso all’interno della costituzione […] e che richiede un certo margine di discrezionalità”. La storia statutaria della Corona, quando si muove su questa strada, conclude Colombo, “risponde naturalmente ad esigenze e pressioni contingenti, ma dà anche voce alla continua ricerca di una componente mancante, appunto una sorta di pezzo dimenticato del sistema istituzionale” (p. 400).
Se questa può essere schematicamente definita la problematica di fondo che anima la ricerca, ed arriva fino a porre il tema del presidenzialismo, si può spiegare l’impianto del volume, che presenta un carattere sistematico, suggerendo così all’interno del periodo studiato, che muove dall’octroi albertino e si arresta alle soglie della marcia su Roma, l’idea della continuità. La materia è suddivisa in tre parti: la prima, sulla scorta del dettato costituzionale, tratta del re e delle attribuzioni che il sistema statutario gli riconosce in quanto capo dello Stato. La seconda è dedicata allo studio della Real Casa, la terza tratta delle prerogative costituzionali e dei poteri del monarca, entrando maggiormente nel vivo anche di una storia politica nel merito della quale Colombo comunque dichiara di tenersi un poco discosto. Del crocicchio complesso che disegna lo spazio disciplinare della storia costituzionale sembra così privilegiare un serrato confronto in particolare con la produzione costituzionalistica, di cui questa ampia ricerca rappresenta in buona sintesi una puntuale verifica storica.

Francesco Bonini