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Paolo Palma – Una bomba per il duce. La centrale antifascista di Pacciardi a Lugano (1927-1933) – 2003

Paolo Palma
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 436, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il mondo variegato del primo antifascismo esule, negli anni immediatamente successivi alla messa in atto delle ?leggi eccezionali? del 1926, è l’oggetto di studio di questo scorrevole e coinvolgente volume di Palma, che, attorno alla figura del repubblicano Randolfo Pacciardi, delinea una galleria di personaggi e azioni che animano il mondo del primo fuoruscitismo, ancora legato a una idea utopica ed errata di opposizione al fascismo fatta di gesti individuali e clamorosi (compreso il tirannicidio), di grande impatto dimostrativo ed emotivo, di per sé capaci di far sollevare la popolazione contro un regime ritenuto, a torto, debole e precario. È soprattutto grazie a Pacciardi che Lugano diventa dal ’27 al ’33 la centrale operativa, a pochi chilometri dal confine, di quella fitta rete cospirativa che l’antifascismo laico, anarchico, repubblicano e giellista soprattutto, mette in atto in quegli anni con l’organizzazione di una serie di atti dimostrativi, dai raid aerei agli attentati, attuati per lo più in collaborazione antagonistica con la Concentrazione antifascista di Parigi, accusata di eccessivo tatticismo e immobilismo politico. Una spina nel fianco del regime fascista alle porte di casa, che il capo della polizia Bocchini, attraverso la fitta rete spionistica dell’Ovra messa in piedi in quegli anni, cercherà, inutilmente per un lungo periodo, di controllare e di contrastare, sino a quando il percorso di Pacciardi si incrocerà con quello di Assunto Zamboni, fratello del ?martire? Anteo supposto attentatore del duce, delle cui debolezze e fragilità la polizia saprà approfittare per incastrare l’ardente repubblicano. In contrasto con le innumerevoli e allarmate (nonché volutamente allarmistiche) ?informative? inviate a Roma, il quadro dell’ambiente cospirativo che emerge dalle pagine del libro è molto più frammentato, realisticamente ricondotto a una dimensione provinciale, quasi ?casereccia?, con molti elementi di improvvisazione e di spontaneità individuale, che, nel ridimensionare l’efficacia organizzativa della rete, nulla tolgono tuttavia alla pericolosità e temerarietà delle molte azioni messe in atto, al limite di un ?arditismo? antifascista. È proprio in questo intreccio fra vecchio e nuovo, fra tradizione cospirativa ottocentesca di stampo mazziniano, combattentismo trincerista e gusto dannunziano del gesto individuale e spavaldo, che acutamente l’autore ravvisa la cifra più autentica e il limite stesso di questa fase dell’antifascismo storico, di cui Pacciardi, con la sua stessa biografia, è uno dei principali emuli, assieme a Lussu, Rosselli, Cianca, Tarchiani, e ai tanti non meno ?arditi? cospiratori, che in quegli anni sono protagonisti di imprese più o meno riuscite e fortunate, a volte anche strampalate, di cui alcuni pagheranno il prezzo con la vita o con lunghi anni di carcere.

Brunella Dalla Casa