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Paolo Piano – La «banda 22 ottobre». Agli albori della lotta armata in Italia, – 2008

Paolo Piano
prefazione di Franco Fratini, Roma, DeriveApprodi, 184 pp.+dvd, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il piccolo libro di Piano è lo sviluppo della tesi di laurea discussa dall’a. nel 1996. Si tratta, relativamente al soggetto prescelto, di un lavoro per molti versi originale e in anticipo sui tempi, arricchito, nell’edizione finale, da un ulteriore scavo documentario e da un’interessante prefazione di Franco Fratini. Il volume ripercorre la vicenda, giudiziaria e politica, di una rapina avvenuta a Genova nel marzo 1971 e sfociata nell’uccisione di un portavalori. L’azione, ai danni dell’Iacp, fu ideata da un gruppo di giovani proletari, ex militanti del Pci, allo scopo di finanziare l’attività rivoluzionaria della cellula. Risulta chiaro, dalla ricostruzione di Piano, che i componenti della banda – uniti da legami di amicizia e accomunati da una profonda insoddisfazione per la politica gradualista della sinistra italiana – si riconoscevano nell’urgenza di rispondere coi fatti, nell’immediatezza del confronto politico-sociale, agli attacchi del potere contro le conquiste operaie e i bisogni concreti delle masse. Il nome generico della formazione, Brigata Gap, faceva esplicito riferimento alle formazioni resistenziali, collegando idealmente la lotta partigiana all’esperienza della guerriglia guevarista. Furono i media a definire il gruppo «banda 22 ottobre» in relazione a un elemento secondario dell’inchiesta. L’a. ricostruisce – incrociando fonti a stampa, interviste (cfr. il DVDaccluso al volume) e materiali processuali – la biografia, esistenziale e politica, dei fondatori del gruppo, i moventi e la progettazione della rapina, le tappe dell’indagine giudiziaria, la reazioni del mondo politico ed intellettuale. Il libro si presenta come una lunga cronaca dalla quale emergono i motivi che fanno di un’azione criminosa apparentemente marginale un interessante caso di studio per analizzare le dinamiche che portarono alla torsione militare e violenta dei movimenti di lotta degli anni ’60 e ’70: il primo atto di una sfida armata alle istituzioni democratiche che opponeva al potere dello Stato il contropotere e la giustizia del proletariato. Il libro, pur esile sul piano analitico-interpretativo, mette a fuoco la violenza interna al movimento operaio, segnalando la precocità di un progetto insurrezionale auspicato da settori non marginali della sinistra marxista leninista e l’erezione del mito resistenziale a motivo ispiratore dell’azione violenta. L’a. evidenzia altresì la manipolazione, attuata dalla stampa e dai partiti, di un crimine che si mostrava politicamente connotato. Colpiscono la reticenza del Pci a riconoscere la matrice politica del gruppo, la mobilitazione della sinistra extraparlamentare e di molti intellettuali in favore degli imputati (nasce quasi subito, organizzato dal Soccorso Rosso, il comitato di difesa della «22 ottobre»), ma soprattutto la messa a punto di una vasta ed efficace campagna di controinformazione che sfociò, nel 1974, nella stesura e nella diffusione di una controinchiesta. Nello stesso anno le Brigate rosse chiesero, in cambio della liberazione del giudice Sossi, la scarcerazione dei militanti della «banda 22 ottobre» condannati nel 1972 a dure pene detentive.

Barbara Armani