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Patrizia Gabrielli – Il 1946, le donne, la repubblica – 2009

Patrizia Gabrielli
Roma, Donzelli, 249 pp., Euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2009

L’ingresso delle donne italiane sul palcoscenico della politica è il tema centrale di questo volume. La data simbolo di tale evento non poteva che essere quindi il 1946, anno in cui tutte le italiane poterono recarsi per la prima volta alle urne e per la prima volta poterono essere votate. Intorno a questo momento, stretto tra le difficoltà della Ricostruzione e le ampie speranze di cambiamento, tratti entrambi ben presenti sullo sfondo della ricerca, l’attenzione dei partiti e dell’opinione pubblica fu notevole: «le preoccupazioni abbondano così come i pregiudizi» (p. 27). L’intensa attività delle organizzazioni femminili – Udi e Cif in primo luogo – che nell’immediato periodo post-bellico mostrano nei loro programmi rilevanti affinità, si concentrò in prevalenza sulle iniziative di solidarietà sociale oltre che su di una vasta e capillare azione di alfabetizzazione politica delle donne. Esse sapevano bene che l’essere un’esigua minoranza all’interno delle istituzioni avrebbe significato vanificare i loro interventi e le loro battaglie, da qui l’esigenza di «fare corpo» come tratto irrinunciabile del loro agire nella società e all’interno dei loro stessi partiti. Da tutto ciò affiora un’esperienza corale chiamata ad una prima prova generale dalle elezioni amministrative del marzo-aprile 1946. Archiviata quest’esperienza, che riguardo al numero delle donne complessivamente elette non poté dirsi deludente, bisognò subito avviare la campagna per il voto del 2 giugno. Il volume ricostruisce, incrociando fonti archivistiche e a stampa e un’ampia memorialistica, il clima di quelle giornate elettorali che portò al voto l’89,2 per cento delle italiane e che «sole nel segreto della cabina elettorale [?] furono libere di decidere, dopo essere state oggetto, in alcune aree, per quattro o cinque mesi consecutivi di una martellante campagna elettorale e di un’accurata e appassionata opera di pedagogia politica» (p. 172).Nell’ultimo capitolo, il V, l’a. dedica particolare attenzione alle elette, alle 21 donne che entrarono in Assemblea costituente e alle circa duemila che sedettero nei consigli comunali. Il loro impegno fu quasi convulso: agirono con determinazione e tra non poche diffidenze e timori affrontarono la dura prova dei comizi. Archiviato il voto, poi, l’obiettivo principale divenne la formazione politica: forte infatti era avvertita la necessità di creare dei quadri dirigenti e un ceto politico femminili. Molto difficile però fu il riuscire a imporre la loro autorevolezza in un clima in cui parte della stampa era chiaramente e ostinatamente decisa a svilire e a sminuire la figura delle elette attraverso continui attacchi oscillanti tra presunte incompetenze e incapacità e il richiamo a canoni estetici.Il pregio di questa ricerca, come del resto dell’intera produzione della Gabrielli, è quello di non aver appiattito l’analisi esclusivamente sulla storia politica, ma di aver saputo cogliere le sfumature più intime degli animi delle donne che, tra l’occhiuta sorveglianza dei compagni di partito e dell’opinione pubblica intera, si inserirono senza non poche difficoltà negli ingranaggi di un sistema politico realizzato dagli uomini e per gli uomini.

Domenica La Banca