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Pietro Domenico Giovannoni – La Pira e la civiltà cristiana tra fascismo e democrazia (1922- 1944) – 2008

Pietro Domenico Giovannoni
Brescia, Morcelliana, 294 pp., euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il volume prosegue la ricerca dello studioso su La Pira e si inserisce in una feconda stagione di studi sulla formazione dei leader del cattolicesimo politico postbellico. L’a. si concentra sul problema storico del coinvolgimento lapiriano nell’epoca fascista, affrontato senza pregiudiziali apologetiche e con uno scavo di carattere teologico che gli consente di superare i risultati già raggiunti sul tema da Radi e Miligi. L’itinerario di La Pira viene ricostruito a partire dal primo dopoguerra siciliano, quando questi è seguace del dannunzianesimo; attraverso la conversione religiosa del 1924, improntata all’intransigentismo; fino all’approdo fiorentino del 1926, con un La Pira sostenitore di Mussolini quale auspicato restauratore della tradizione cattolica. L’itinerario «attraverso il fascismo» è infatti strettamente legato al valore attribuito all’idea di «civiltà cristiana» che, sulla scorta dell’incontro con Gemelli del 1928 e del Concordato, appare un motivo forte, ma condizionato, di adesione al regime. Già nel corso degli anni ’20 la cauta politica estera di Mussolini delude La Pira, che si attendeva una più decisa offensiva contro le degenerazioni moderne; e questo apre la strada a un apostolato religioso assai ricco e vario.Il La Pira degli anni ’30 continua a muoversi all’interno della logica intransigente, pur maturando un crescente scetticismo sulle virtù di Mussolini come paladino di questa causa; e i contrasti tra Chiesa e regime appaiono solo increspature che non mettono in discussione la convergenza di fondo, ancora evidente nel diario 1933-1934 riportato nella seconda parte del volume. È l’avvicinamento del fascismo alla Germania pagana ad apparire decisivo nel far maturare il distacco di La Pira. L’a. documenta i contatti con Montini e Cordovani che lo portano ad allontanarsi dal gruppo di Papini e poi a varare l’impresa di «Principi», ma evidenzia come neppure questo passaggio segni una rottura con la prospettiva culturale di fondo, quella della «crisi di civiltà», che anzi tende ad approfondirsi. Interessanti le pagine dedicate alla lettura di Maritain e alla lenta maturazione di una prospettiva democratica. Il testo si conclude con l’esperienza lapiriana come commissario per l’Eca. Nel complesso la ricerca offre un importante contributo alla ricostruzione biografica di La Pira e aggiunge nuova linfa all’intenso dibattito sul rapporto tra cattolicesimo e fascismo, declinato, seguendo Miccoli e Menozzi (che esplicita la tesi nell’introduzione), in un’ottica di oggettiva convergenza piuttosto che di reciproca strumentalizzazione. La proposta risulta stimolante, anche se la ricerca paga qualche vuoto documentario circa gli anni ’30, anche in passaggi decisivi (l’Etiopia, la Spagna, le leggi razziali). Soprattutto è auspicabile che trovi seguito lo studio degli anni tra le due guerre in chiave di analisi concettuale, come avviene qui riguardo alla «crisi di civiltà» e come altre ricerche hanno fatto su temi come l’antisemitismo o l’impero; questo consentirebbe di superare schematismi ormai logori e di cogliere la fecondità euristica di risonanze e discrasie tra vicenda politica e storia della mentalità.

Mirco Carrattieri