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Prima linea. L’altra lotta armata (1974-1981)

Andrea Tanturli
vol. I, Roma, DeriveAp- prodi, 384 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il libro di Andrea Tanturli, attualmente impiegato presso l’Archivio di Stato di Fi- renze, è frutto degli anni di dottorato presso l’Università di Urbino, duranti i quali l’a. si è giovato del supporto scientifico di Monica Galfrè e Marco Scavino. Si tratta del primo tentativo di ricostruzione propriamente storiografica dell’effimera parabola di Prima Li- nea (Pl), gruppo tra i più attivi e noti della lotta armata tra gli anni ’70 e gli anni ’80, sorta di contraltare delle Br per struttura organizzativa (ramificata l’una, centralizzata l’altra), modi operativi (semiclandestinità da una parte, incognito totale dall’altra), strategia («vo- cazione» movimentista vs militarismo guerrigliero «puro»).
Cospicuo esito di un lavoro in fieri, il libro si divide in cinque capitoli ripartiti cronologicamente: dapprima si racconta la graduale genesi di Pl negli anni ’70, a partire dalle reti di Lotta continua e Potere operaio, passando per il gruppo Senza Tregua e il suo innesto nel magma dell’Autonomia operaia. Poi si esamina la nascita vera e propria di Pl tra 1976, quando la sigla fa la sua apparizione, e 1977, anno del congresso di fondazione.
Segue l’analisi dei rapporti tra Pl e il movimento del Settantasette, dove, meglio che in altri contesti, emerge la coesistenza di ottica militare e antagonismo sociale nella stessa Pl. Indebolita dagli arresti e avviluppata, come il resto dell’estrema sinistra, nella spirale di radicalizzazione seguita all’affaire Moro, Pl pare avvicinarsi, con reticenze e distinguo, al modello organizzativo e strategico delle Br: l’omicidio politico entra nell’agenda del gruppo, che accentua il suo profilo clandestino e militare nella misura in cui cresce la controffensiva statale e si affievolisce la conflittualità sociale. Il quinto e ultimo capitolo descrive l’«apogeo e crisi» di Pl, dall’uccisione del giudice Emilio Alessandrini, nel genna- io 1979, al progressivo declino del gruppo all’inizio degli anni ’80.
Preciso nel lessico, ordinato nell’esposizione, acuto nei commenti e ricco di rife- rimenti documentali, è un libro, questo, che diventerà senz’altro un riferimento nella bibliografia sulla lotta armata in Italia. Non evidentissimi, d’altra parte, gli «abbondanti sconfinamenti nella storia sociale e culturale» (p. 15) a fronte di un lavoro di storia politica tutto sommato piuttosto classico. Un po’ ingeneroso il giudizio sulla stampa come fonte: «estremamente piatta, poco incline all’approfondimento e di difficile verifica» (p. 19), ma anche un insostituibile mezzo per studiare non tanto i fatti bensì le loro rappresentazioni e le relative strategie comunicative, incluse le eventuali omissioni, inesattezze ecc.
Infine un’osservazione redazionale. Le note a pie’ di pagina sono intessute di sigle archivistiche, per lo più non sciolte, che, per esperienza professionale e per via di alcune indicazioni tratte dall’Introduzione, l’addetto ai lavori riuscirà quasi sempre a decifrare.
Sarebbe stata opportuna, per il lettore meno attrezzato, un’avvertenza esplicativa all’inizio del volume.

Roberto Colozza