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Promemoria di un banchiere d’affari

Enrico Cuccia
a cura di Sandro Cerbi e Giandome¬nico Piluso, Torino, Nino Aragno editore, LXII-203 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2014

Promemoria di un banchiere d’affari raccoglie alcune relazioni e altri scritti di Enrico Cuccia, redatti nel corso di più di sessantanni di carriera. Si tratta di documenti etero¬genei, in parte già apparsi in varie sedi ma di non facile reperibilità, e in parte inediti, recuperati scandagliando diversi archivi storici — in particolare quelli della Banca d’Italia e di Intesa San Paolo.
Il volume si apre con un’introduzione di Sandro Cerbi, seguita da un ampio saggio biografico di Giandomenico Piluso, cui fanno da contrappunto i diciassette documenti selezionati dai curatori.
I documenti sono suddivisi in due sezioni, la prima relativa agli anni ’30 e ’40, quando il giovane Cuccia, spesso all’estero, si occupò principalmente di problemi valu¬tari e affinò le proprie competenze bancarie e contabili, all’Iri prima e al Servizio estero della Comit poi. La seconda, più ampia e corposa, abbraccia l’intero periodo d’attività al vertice di Mediobanca. Particolarmente interessanti, tra i testi inediti o meno noti, sono le relazioni sulla «Moratoria Hoover» (1932) e sulla missione in Etiopia per conto del sottosegretario agli Scambi e valute (1937), la lettera a Pasquale Saraceno sull’esperienza della «banca mista» (1956) e l’analisi del sistema bancario italiano in vista dell’integrazio¬ne europea (1997), che chiude il volume.
Un po’ come il suo autore-protagonista — secondo la celebre definizione ch’egli diede di se stesso — anche il volume ha natura ibrida, di centauro. Senza dubbio, come richia¬mato da Cerbi nell’Introduzione, il libro è anzitutto una fonte importante per gli studiosi interessati a una delle figure manageriali più rilevanti della banca italiana del secolo scor¬so. Gli scritti qui raccolti, infatti, lasciano emergere non solo la competenza tecnica e lo stile di lavoro del banchiere di via Filodrammatici, ma anche la sua concezione del credito e della finanza, nonché del loro rapporto con l’industria, da un lato, e con le istituzioni, dall’altro — ossia di quale debba essere il ruolo della banca nell’economia.
II Promemoria è però anche la prima biografia professionale di uno dei pochi ban¬chieri d’affari italiani della seconda metà del ’900 — se non l’unico, il maggiore e più importante —, nella quale l’evidenza documentaria supporta ed esemplifica l’articolata e solida ricostruzione proposta nel saggio di Piluso. Nell’audizione sul finanziamento delle imprese industriali di fronte alla Commissione Programmazione economica, Bilancio, Partecipazioni statali del Senato (doc. XIV), ad esempio, Cuccia chiarisce come compi¬to del banchiere non sia entrare nel merito delle scelte tecnico-produttive dell’impresa affidata, bensì promuovere l’instaurarsi delle condizioni più favorevoli allo svolgimento dell’attività imprenditoriale. Spesso ciò si tradusse per Mediobanca nell’individuazione degli strumenti atti a favorire il rafforzamento — e/o la ridefinizione — delle strutture proprietarie e di controllo delle grandi imprese (p. XLIII), specializzazione che la banca d’affari milanese andò rafforzando sempre più sin dalla fine degli anni ’60.

Carlo Brambilla