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Quarto potere. Giornalismo e giornalisti nell’Italia contemporanea

Pierluigi Allotti
Carocci, 205 pp., € 17,00

Anno di pubblicazione: 2017

Questa agile storia del giornalismo italiano dal Risorgimento a Internet si rivolge a un pubblico diversificato, con linguaggio chiaro e incisivo, struttura ben articolata, Cronologia conclusiva, vasta Bibliografia. Presentata come inedita rispetto ai testi più istituzionali – perché dedicata non tanto alle singole testate quanto alla loro complessiva vocazione politica –, conferma la mancanza di indipendenza da sempre riconosciuta come un tratto tipico soprattutto dei nostri quotidiani. L’inserimento internazionale consente di evocare le principali definizioni del giornalismo e delle sue fasi nel mondo occidentale, da quella appunto di quarto potere (p. 11) e di età dell’oro tra ’800 e ’900 (p. 23).
Non mancano spunti significativi come l’apprezzamento del «New York Times» per lo sviluppo della stampa piemontese nel 1848, da cui l’a. muove per cogliere modi, tempi, testate e protagonisti nel formarsi di una opinione pubblica nazionale (p. 21). Se il periodo dell’Italia liberale è incentrato sui grandi direttori Albertini, Frassati e Bergamini fino al legame tra industria pesante, riarmo, giornalismo, campagna per l’entrata in guerra, la vicenda dei giornali durante il fascismo si configura in modo più dettagliato attraverso molteplici categorie interpretative con specifica attenzione alla normativa sulla stampa (cfr. P. Allotti, La stampa italiana tra fascismo e antifascismo (1922-1948), Roma, Carocci, 2012).
Nel passaggio all’Italia repubblicana il filo rosso dell’influenza politica è ripercorso seguendo tappe nevralgiche (transizione dal regime, stampa schierata del centrismo, terrorismo, nascita di un nuovo giornalismo e il caso di «Repubblica», «subbuglio» degli intrecci nella proprietà editoriale, ecc.). Momenti di particolare suggestione emergono nel confronto tra le aspirazioni del giornalismo d’inchiesta e quella che l’a. definisce la vera e propria «degenerazione» dei quotidiani tra anni ’80 e ’90 culminata nell’epoca di Tangentopoli. Interessanti anche i paragoni sul piano ideale e professionale tra i diversi giornalisti (fin dai protagonisti formatisi nel periodo fascista come Guido Gonella e Mario Missiroli).
La gran mole di materiale edito, articoli, carteggi, riferimenti a professionisti più o meno noti e altre fonti su cui l’a. si è basato trasmettono una partecipazione che lascia intravedere il giornalista dietro al rigoroso studioso. Dalla crisi di Tangentopoli a quella di tutta la carta stampata mondiale con l’avvento del digitale viene infine decisamente individuato il percorso verso la «fine di un’epoca».

Donatella Cherubini