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Regine Wagenknecht (a cura di) – Judenverfolgung in Italien 1938-1945. ?Auf Procida waren doch alle dunkel? – 2005

Regine Wagenknecht (a cura di)
Berlino, Parthas, pp. 155, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume raccoglie brani della memorialistica italiana sulle traversie degli ebrei negli anni delle persecuzioni fasciste (1938-1945), oltre che riferimenti al periodo postbellico. L’accento alle pratiche antisemite testimonia la costante attenzione della storiografia e dell’opinione pubblica tedesche verso l’Italia di Mussolini, all’interno di una chiave interpretativa che, avendo rivisto alla radice i giudizi storiografici di alcuni anni fa, esprime sul comportamento del regime un giudizio assai duro. Wagenknecht fa raccontare la violenza delle politiche persecutorie ai testimoni, attraverso uno schema narrativo articolato in due fasi: la fase della ?persecuzione dei diritti? (1938-1943) e la fase della ?persecuzione delle vite? (1943-1945). Nella prima emergono le reazioni degli ?ebrei? alle leggi antisemite e alla detenzione nei campi di internamento fascisti, nella seconda Wagenknecht sottolinea i tentativi di espatrio e il periodo cruciale costituito dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Il volume si chiude con alcuni riferimenti al dopoguerra italiano e al discusso problema della sopravvivenza di culture e atteggiamenti antisemiti, su cui i brani antologizzati richiamano l’attenzione. Ciascuna sezione tematica è preceduta da un’introduzione storica, breve e puntuale nei riferimenti alla letteratura corrente.
Far raccontare ai testimoni la propria storia nel contesto più ampio delle persecuzioni antisemite, captare e rendere al meglio le loro sensazioni, sono le leve della narrazione. Wagenknecht non giunge mai a rappresentare il momento dell’arrivo nel Lager, si ferma sulla soglia, vuole catturare la sorpresa del viaggio verso Auschwitz, non descrivere Auschwitz. L’elemento dello stupore e dell’ignoranza del proprio destino è il filo rosso che lega le singole storie: così, per esempio, dalle pagine tratte da Ferruccio Neermann, Infanzia rubata. Storia vissuta di un bambino ebreo, emerge l’orgoglio ferito del testimone e la sorpresa per essere diventato, in tenera età, a seguito delle leggi antisemite, oggetto di sprezzo da parte dei compagni di classe, sino a essere coperto di sputi un giorno, a fine lezione, davanti alla scuola elementare ?Aristide Gabelli? di Venezia. D’altra parte, sottolineano parecchi testimoni, l’ignoranza sull’epilogo consente di coltivare illusioni sul proprio destino e permette in qualche modo di sopravvivere. ?La nostra inconsapevolezza ci rendeva possibile la vita?, scrive Primo Levi ne Il sistema periodico.
Nel complesso il volume tocca corde profonde e mobilita molteplici sensazioni: rappresenta un omaggio sapiente e importante alla memorialistica, il cui rapporto con la storiografia è anche in Germania questione dibattuta; su tale nodo però Wagenknecht non prende posizione; non era del resto questo il suo obiettivo.

Giovanna D’Amico