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Rinaldo Petrignani – L’era americana. Gli Stati Uniti da Franklin D. Roosevelt a George W. Bush – 2001

Rinaldo Petrignani
Bologna, il Mulino, pp. 526, euro 25,82

Anno di pubblicazione: 2001

Rinaldo Petrignani è un diplomatico dalla lunga carriera (ha retto tra l’altro anche l’ambasciata italiana a Washington), ma non è certo nuovo a studi di storia. Ha pubblicato tra l’altro un apprezzato profilo della politica estera italiana dopo l’Unità. In questo corposo volume si cimenta con una sintesi sulla storia americana degli ultimi settant’anni. Il Mulino ha inserito l’opera nella collana ?Le vie della civiltà?, completando in questo modo la serie degli studi manualistici dedicati appunto agli Stati Uniti d’America.
Il libro è un resoconto molto dettagliato e ben scritto, che rivela una sicura informazione storica, arricchita da una conoscenza dall’interno della dinamica socio-culturale statunitense. Indubbiamente la lettura è piacevole e reca con sé molte informazioni non banali. Il criterio fondamentale dell’organizzazione del racconto è quello della successione delle figure dei presidenti: spazio prevalente quindi è dedicato alla caratterizzazione delle diverse amministrazioni, che vengono presentate nel loro impegno ad affrontare le questioni politiche, culturali, economiche e sociali della loro epoca. Non è quindi una storia esclusivamente di vertice: sono frequenti le pagine sull’evoluzione socio-culturale del paese, mentre non mancano i cenni ? non sempre centratissimi, peraltro ? nemmeno all’evoluzione dell’economia. Ma certamente la dimensione politica in senso stretto e tradizionale è assolutamente prevalente: diplomazia e politica interna dominano la scena. Tale scelta viene forse enfatizzata anche dalla curiosa sovra-esposizione del periodo più recente: su cinquecento pagine, ben centocinquanta (tre capitoli su nove) sono dedicati all’ultimo decennio, dal 1989 agli esordi dell’Amministrazione Bush junior.
L’aspetto che lascia più insoddisfatti è però il sottofondo ideologico della ricostruzione, che tende a esorbitare sul ruolo critico e informativo che un volume di questo tipo potrebbe avere. Non intendo con questo riferirmi alla legittima ammirazione dell’autore per l’orgoglio degli americani rispetto al ?ruolo svolto dal proprio paese nel dare un carattere distintamente americano alle conquiste del XX secolo? (p. 501). Mi pare più problematica la presentazione sotto luce diversa degli attori e delle diverse fasi storiche, a seconda di simpatie emotive ed ideologiche che appaiono molto parziali: potremmo forse definirle di un moderatismo repubblicano pragmatico e ?kissingeriano? (nella bibliografia finale sono citati ben cinque volumi del professore-diplomatico). Per fare solo due esempi: il maccartismo introdusse elementi illiberali nel paese, ma essi sarebbero stati rilanciati in seguito dalla ?caccia alle streghe? operata dalla intollerante ?cultura di sinistra? (p. 154); lo scandalo Watergate appare sostanzialmente una montatura dell’accanita stampa liberal (ed ebbe come ?frutto amaro? la capitolazione del Vietnam del Sud, p. 275).

Guido Formigoni