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Roberto Bianchi – Bocci-Bocci. I tumulti annonari nella Toscana del 1919 – 2001

Roberto Bianchi
Firenze, Leo S. Olschki, pp. 406, euro 30,98

Anno di pubblicazione: 2001

L’utilità di questo lavoro, intanto, sta nell’accantonare tante rievocazioni aneddotiche o caricaturali accumulatesi nella memoria nazionale sui moti contro il caro-vita dell’estate del 1919, con una ricostruzione accurata degli episodi di saccheggio contro negozianti e presunti accaparratori. Ma il suo pregio sta soprattutto nella capacità di leggere in profondità gli avvenimenti, senza fermarsi al loro esteriore manifestarsi, e sempre mettendo tutti i gesti della protesta in stretta e ben argomentata relazione al tipo di frustrazioni sociali accumulatesi negli anni di guerra. Evidente il proficuo utilizzo, da parte dell’autore, di griglie concettuali prese dalla storiografia sociale inglese e francese, che ha lungamente studiato i tumulti annonari e le tensioni sociali nell’Europa contemporanea e ancora più in quella moderna. Anche una comparazione con le proteste annonarie del periodo bellico e postbellico nel contesto europeo viene fatta sulla base di una pubblicistica ormai consistente in diversi paesi: un confronto che rende possibile andare oltre valutazioni e schemi narrativi irrigiditi sulla conflittualità sociale nel dopoguerra italiano.
Ne viene delineata una protesta violenta carica di elementi insieme tradizionali e moderni, dove le categorie del lecito e dell’illecito si confondono ambiguamente, mentre un accanito conflitto simbolico cerca di definirne i confini sulla base dei valori di un’economia morale rimessa in auge dalle solidarietà patriottiche e di guerra. La logica selettiva che indirizza le folle nelle espropriazioni di magazzini e botteghe, rimanda a elementi di modernità tipici delle mediazioni sociali del XX secolo, coinvolgendo l’organizzazione delle Camere del lavoro. Tutto ciò però coesiste con altri comportamenti tradizionalistici, in queste folle del dopoguerra, pur senza assumere mai il carattere rivoltoso arcaico della jacquerie. Dall’autore viene dunque delineato un conflitto complesso, che coinvolge la maggior parte dei gruppi sociali, ma in cui sono trascinate forzosamente le istituzioni e le autorità pubbliche, o in molte località dell’Italia centro-settentrionale anche le organizzazioni del movimento operaio, chiamate dalle folle a fare intermediazioni politiche ed elaborazioni di un nuovo giustizialismo, che non manca di richiamarsi a idealizzati modelli sovietici, assieme a più consuetudinari miti egualitari. Se più volte l’esercito interviene in modo cruento su dimostranti e saccheggiatori, sono però frequenti le autorità che evitano di servirsene, ipotizzando temutissime fraternizzazioni della truppa con le piazze, mentre polizie municipali, questure e carabinieri appaiono impotenti. Nei tumulti compaiono a volte militari in divisa, che tengono discorsi negli assembramenti o tentano di regolarne l’irruenza, per contenerne gli eccessi.
Particolarmente attenta è l’analisi del campione di circa settecento individui processati dai tribunali per quei moti, per individuare sia i caratteri strutturali di quella protesta, sia i criteri con cui gli addetti alla repressione selezionano i comportamenti ritenuti o meno punibili, o gruppi sociali ritenuti più pericolosi di altri.

Marco Fincardi