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Roberto Sani (a cura di) – L’educazione dei sordomuti nell’Italia dell’800. Istituzioni, metodi, proposte formative, – 2008

Roberto Sani (a cura di)
Torino, Sei, X-550 pp., euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2008

Nella transizione in corso verso un nuovo paradigma della storia dell’educazione e dell’istruzione, volto a ricostruire il concreto dell’attività pedagogica, oltre una mera rivisitazione delle teorie e dei cambiamenti legislativi, questo volume collettaneo, che ricostruisce per l’Italia la storia dell’educazione speciale, dei sordomuti nella fattispecie, dall’età napoleonica fino alla prima guerra mondiale, rappresenta un apporto assai significativo. Curatore ne è Roberto Sani, professore ordinario di Storia dell’educazione presso l’Università degli Studi di Macerata e già autore di diversi volumi e saggi sulla storia dell’educazione in epoca moderna e contemporanea.Dopo una premessa dello stesso Sani, che sintetizza i presupposti metodologici e i principi ispiratori comuni a tutti i contributi, il volume si struttura in due parti. La prima consta di un unico saggio, sempre di Sani, che tratta, in termini generali, de L’educazione dei sordomuti in Italia prima e dopo l’Unità. La seconda, più ampia, raccoglie le singole ricerche, in genere ancorate alla dimensione cittadina, dell’Italia settentrionale soprattutto: Torino, Milano e la Lombardia, che fanno la parte del leone con tre contributi, Trento, Verona, Modena. Al di fuori di questo ambito si collocano gli ultimi due contributi, dedicati uno all’Italia meridionale, l’altro alla Sardegna. Gli autori (Maria C. Morandini, Mario Gecchele, Gabriella Oneta, Francesca Fusina, di nuovo Sani, Paola P. Saladini, Irene Serra) sono tutti specialisti o giovani studiosi di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche.Il volume, innanzi tutto, ha il pregio di raccogliere ricerche originali, frutto dello studio di fonti sia inedite, conservate in archivi pubblici e privati, sia a stampa, ma ancora poco conosciute e valorizzate in termini storiografici. Nell’affresco si distendono i grigi delle persistenti difficoltà finanziarie e delle connesse inadeguatezze di spazi e strutture, a prescindere che le sovvenzioni provengano dai privati o dai sovrani restaurati, dagli enti locali ed ecclesiastici o dallo Stato unitario. Campeggia, d’altro canto, l’intraprendenza di personalità anche di notevole spessore culturale, spesso appartenenti al clero secolare e regolare, decise a portare avanti la propria missione. È il caso di don Severino Fabriani, che agisce all’interno di una rete di contatti e scambi con altri educatori, compie viaggi di studio, si informa sulle novità editoriali e se le procura, è autore, a sua volta, di pubblicazioni a carattere promozionale e scientifico. Stanno in primo piano anche le riflessioni sulle finalità e sui metodi, i programmi svolti, il bilancio dei risultati conseguiti, mentre progressivamente, e con notevoli tratti di continuità, l’orizzonte prevalentemente cristiano, contrassegnato dall’esigenza catechetica e dal richiamo alla prevenzione in vece della repressione, trascolora verso la prospettiva laica della crescita civile e sociale, nel contesto della diffusione dell’istruzione obbligatoria.

Giuseppe Baldacci