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Sandro Bellassai e Maria Malatesta (a cura di) – Genere e mascolinità. Uno sguardo storico – 2000

Sandro Bellassai e Maria Malatesta (a cura di)
Bulzoni, Roma

Anno di pubblicazione: 2000

I curatori di questa raccolta di saggi sottolineano giustamente, nella loro Introduzione, il ritardo della ricerca storica in Italia rispetto agli studi sull’identità maschile, a differenza di altri paesi europei e americani. E tuttavia non bisogna dimenticare le critiche ancora recentemente avanzate da alcuni studiosi/e su gran parte della storiografia straniera sulla mascolinità. La storia dei maschi – ha osservato da poco Rebekka Habermas (Frauen und Männer. Eine Familiengeschichte (1750-1850), Göttingen, Vandenhock & Ruprecht, 2000) – sembra avere percorso alcuni passaggi tipici della prima fase di ricerca della storia delle donne. Una storia non relazionale, in cui gli uomini appaiono o vittime o oppressori e in cui spesso la loro identità appare troppo legata ad appartenenze sociali o di gruppo. E J. Tosh, uno studioso dei maschi tra i più interessanti (v. saggio di M. Vaudagna) critica acutamente il noto libro sulle “fortune familiari” di L. Davidoff e C. Hall, in cui la “mascolinità uniforme” della borghesia vittoriana appare poco convincente a spiegare norme e relazioni sociali (v. La costruzione dell’identità maschile nell’età moderna e contemporanea, Roma, Biblink editori, 2000, pp. 63 ss.).
Alcuni saggi presenti nel libro Genere e mascolinità dimostrano come gli studi sulla storia dei maschi riescono a far tesoro, in Italia, della discussione teorica degli studi sulle donne e sul genere e ad evitare le contraddizioni indicate. La rassegna proposta da Maura Palazzi ricorda gli approcci differenti, ma anche le innovazioni storiografiche nelle ricerche di genere in Italia. E il bel saggio di Gianna Pomata dimostra come proprio alcune conclusioni degli women’s studies permettono di reinterpretare le classificazioni e le gerarchie tra corpi maschili e corpi femminili stabilite dalla scienza medica moderna. Viene criticata “l’enfasi sulla somiglianza tra i sessi”, ma anche la possibilità di costruire di due storie totalmente separate. La proposta di una lettura di lungo periodo nel saggio di Valerio Marchetti chiarisce le ragioni della “persistenza di modelli opposizionali della tradizione, anche quando non esistono più le condizioni storiche della loro riproduzione”. L’abbandono di alcuni prelati della chiesa anglicana nel momento in cui vengono ammesse al ministero le donne denuncia un ultimo tentativo di mantenere fissa l’opposizione gerarchica tra i sessi.
Le analisi della rappresentazione della mascolinità in età contemporanea (seconda parte del volume) sono forse ancora inserite in un paradigma troppo omogeneo e compatto della mascolinità. Ma le riflessioni sugli uomini comunisti di Sandro Bellassai e sugli operai degli anni cinquanta di Marcella Filippa contengono indicazioni molto promettenti per le ricerche future. La circolarità tra le varie culture spiega le contraddizioni nella costruzione di un maschio comunista e operaio e anche le incoerenze della cultura maschile rispetto alla “questione omosessuale” (Luca Zuccarello e Dario Petrosino). Un modo per render conto di come, nonostante le frammentazioni, si diventa maschi in maniera naturale.

Angiolina Arru