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Santa Sede e Stati Uniti (1932-1939)

Cristina Rossi
Canterano, Aracne, 351 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2017

L’a. affronta i rapporti tra Santa Sede e Stati Uniti tra le due guerre, tema trattato da
D’Alessio o Castagna e in testi collettanei in lingua inglese, volumi ben noti all’a. Rispetto
ai lavori citati, il libro si evidenzia per l’uso di documentazione tratta dagli Archivi vaticani,
da quello del Ministero degli Affari Esteri italiano e dalla Franklin Delano Roosevelt
Library, completando il quadro a disposizione degli studiosi della materia.
Il volume offre importanti riflessioni, ben oltre il titolo, che non è del tutto aderente
con il ben più ampio compasso adottato dall’a. Infatti, dopo la prima parte dedicata ai
decenni dal 1867 al 1932, la seconda sezione è dedicata non solo all’analisi dei rapporti
tra Vaticano e Washington dal 1932 al 1939, ma anche a quelli seguenti, fino al 1945 e
oltre.
Detto questo, il libro merita l’attenzione del lettore. Le sue pagine analizzano a fondo
e con competenza lo sforzo di Roma e Washington per superare la sfiducia reciproca,
causata dal retaggio che aveva visto cattolici e protestanti combattersi accanitamente. Incrociando
la documentazione, l’a. afferma che se negli anni ’30 si ebbe un miglioramento
nei rapporti tra Santa Sede e Usa ciò fu dovuto alla comprensione dei vertici protestanti
statunitensi di come i cattolici potevano essere considerati ormai fedeli alla nazione e non
succubi delle volontà vaticane. La creazione di rapporti diplomatici più strutturati veniva
di conseguenza. L’analisi dell’a. di tali vicende si dipana chiara e approfondita. Si precisa
sia il ruolo tenuto dal pontefice (Pio XI) e dal presidente (Roosevelt), sia l’importanza dei
diplomatici, offrendo uno spaccato dell’apporto di tutti gli attori, gerarchie statunitensi
comprese. E l’analisi di queste relazioni plurime appare l’aspetto più meritevole del testo,
chiamando in gioco non solo Pacelli, ma anche prelati come Mundelein (vicino al presidente)
o il futuro cardinale Spellman. Fu grazie a questo intreccio di relazioni al vertice
che Roosevelt decise l’invio di Myron Taylor quale inviato speciale a partire dal febbraio
1940 presso il pontefice, per altro su sollecitazione della stessa Santa Sede. Se la volontà
dell’amministrazione democratica riuscì a indurre il Congresso e l’opinione pubblica
statunitense ad accettare la nomina dell’inviato a Roma, è altrettanto vero che entrambi
restarono contrari all’allacciamento di rapporti ufficiali con la Santa Sede, sempre e comunque
dipinta come fomite di ingiustizia e oscurantismo. Aspetti di cui l’a. dà conto,
pur all’interno di un testo di prevalente storia diplomatica. L’ostilità religiosa e culturale
degli Usa verso il cattolicesimo fu tanto dura a morire da indurre le successive amministrazioni
a procrastinare l’apertura di relazioni ufficiali fino al 1984, quando Ronald
Reagan decise di attuare il gran passo.
Il volume offre importanti e pertinenti riflessioni per la cognizione di un periodo
complicato della storia della Chiesa, degli Stati Uniti e del mondo.
Si segnala la mancanza di un indice dei nomi, che in un lavoro scientifico costituisce
comunque un ausilio utile; e questo è un peccato dato il valore complessivo del volume.

Lucio Valent