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Scienza, laicità, democrazia. «Il Libero Pensiero. Giornale dei Razionalisti» (1866-1876)

Antonio De Lauri
Milano, Biblion Edizioni, 310 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2014

«Il Libero Pensiero» era un settimanale stampato, prima a Milano e poi a Pisa, fra il 1866 e il 1876, che raccoglieva intorno a sé una fitta schiera di intellettuali impegnati in una continua critica alla Chiesa e in una decisa offensiva per la promozione di una coscienza atea e materialista.
Il volume propone un’antologia degli articoli più significativi apparsi sul periodico accompagnata da un’introduzione che, ripercorrendo le principali querelle ingaggiate sulle sue pagine, ne delinea accuratamente la linea editoriale. L’a., studioso delle correnti atee e anticlericali, nonché dei rapporti tra scienze della natura e ideologie laiche dell’800, illustra le numerose campagne mediatiche condotte dalla rivista, che andavano dalla diffusione presso il largo pubblico delle idee del positivismo scientifico all’irrisione dei presunti miracoli, dalla lotta contro lo strapotere ecclesiastico allo smascheramento delle nuove dottrine dello spiritismo e del mesmerismo, dal riconoscimento dei diritti politici delle donne alla creazione di un sistema scolastico laico ed efficiente.
Tanto nell’introduzione quanto nella sezione antologica del libro, è possibile, altresì, cogliere la posizione assunta dal giornale in relazione ai principali avvenimenti politici e ai più importanti dibattiti ideologici dell’epoca. Infatti, in nome di una concezione dello Stato assolutamente laica e pluralista, i redattori respingevano tanto la formula mazziniana Dio e Popolo, quanto quella cavouriana libera Chiesa in libero Stato, propugnando un ben più deciso indifferentismo religioso e considerando la questione del potere temporale del papa come un finto problema. Il settimanale proponeva, invece, come caposaldo della nuova Italia, una morale assolutamente svincolata da qualsiasi credo trascendente, richiamandosi alla fede nella pura ragione e nel progresso garantito dalla scienza e dalla tecnica.
Altrettanto scientista e, in particolare, ispirato all’evoluzionismo spenceriano, era poi l’approccio del «Libero Pensiero» alla questione sociale, che veniva considerata in subordine rispetto alla «questione razionale», cioè al problema dell’emancipazione del popolo dall’ignoranza e dalla religione. Da qui derivò il contrasto sia con Bakunin sia con Marx, e la definitiva rottura con l’Internazionale, della cui sezione italiana, inizialmente, la rivista si era proposta come organo di diffusione.
Nel descrivere, efficacemente e in maniera vivace, la vita e le principali battaglie del foglio, l’a. si sofferma principalmente sulla figura di Luigi Stefanoni, suo principale animatore, ma non ignora l’apporto dato anche da altre penne, come quella di Mauro Macchi o di Tommaso Vusio, di cui tuttavia al lettore rimane il desiderio di saperne di più. Restano, infine, non affrontati gli ultimi anni di vita del periodico: l’esame di De Lauri, infatti, si arresta al 1872 e tralascia eventi e ragioni che portarono alla chiusura della testata, dando così alla trattazione quasi un carattere d’incompiutezza.

Eugenio Leucci