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Secolarizzazione e modernità. Un quadro storico

Irene Gaddo, Edoardo Tortarolo
Roma, Carocci, 219 pp., € 21,00

Anno di pubblicazione: 2017

Con questo volume gli aa. portano un contributo significativo agli studi di taglio storico sui processi di secolarizzazione: a fronte di un’impressionante bibliografia soprattutto sociologica (ma anche filosofica, giuridico-istituzionale, politologica, religiosa), non sono poi tanti gli approfondimenti storici.
I due autori, giustamente, sostengono la necessità di una «triangolazione di concetti» (p. 13): secolarizzazione, modernità, Europa. Condivisibile la necessità di precise delimitazioni territoriali (che lascino fuori, per disomogeneità, sia l’Europa Orientale sia il mondo anglosassone, anche se il volume considera il Regno Unito), ancorché studi comparativi possano utilmente svilupparsi. Invece, al posto di «modernità» (categoria teorica, assai problematica) meglio se si parlasse di processi di «modernizzazione» (che possono essere indagati con i filtri della sociologia storica): non rientra forse la secolarizzazione tra le forme che i rapporti tra campo religioso e ambiti dell’agire umano assumono nei processi di modernizzazione? E non sarebbe opportuno chiarire in che rapporto si collochino i processi di secolarizzazione rispetto a quelli di laicizzazione?
Gli aa. evocano i recenti dibattiti sulla società postsecolare (Habermas) o sulla desecolarizzazione (Peter Berger), senza in realtà prendere posizione. Osservano invece, acutamente, che anche per coloro che vedono un ritorno del sacro ci deve essere stata, evidentemente, una precedente secolarizzazione, come ridimensionamento della presenza delle confessioni religiose. E indicano l’importanza, in questo senso, del periodo su cui appuntano l’attenzione (1760-1820) (p. 41).
Dopo un esame delle teorie della secolarizzazione (con prevalente attenzione ai paradigmi sociologici: da Durkheim e Weber a Luckmann e Berger, da Parsons e Bellah fino a Bryan Wilson) il volume si sviluppa in quattro ulteriori capitoli: il primo, considera idee e istituzioni di fronte alla secolarizzazione con i casi del Regno Unito, delle Province Unite, dell’Europa centrale e della Francia. Il secondo, tratta del clero (soprattutto regolare) e, dopo uno sguardo alla demografia religiosa europea, considera i casi iberico, gallicano, italiano e dell’Europa centro-orientale e settentrionale. Vi è poi un capitolo dedicato alla Rivoluzione francese e a religioni e secolarismo. Infine l’ultimo studia reazioni e resistenze ai processi di secolarizzazione, considerando alcuni aspetti di dissenso popolare e controrivoluzionario. Ne esce un quadro articolato ma abbastanza organico.
Stupisce che alcuni «classici» della secolarizzazione non vengano molto utilizzati (Troeltsch, Böckenförde, Schmitt), così come siano ignorati storici contemporaneisti (Remond e Chadwick) e del cristianesimo (Bolgiani o Rizzi). Ma, soprattutto, occorrerebbe integrare questa pregevole ricerca e la sua premessa interpretativa anche con l’approccio proposto da Paolo Prodi e che pure viene richiamato (p. 44): l’analisi, cioè, di quei processi «di trasferimento di attributi di sacralità al potere laico, offrendo nuove basi alla definizione della legittimità dell’ordine secolare».

Fulvio De Giorgi