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Sensibilities of the Risorgimento. Reason and Passions in Political Thought

Roberto Romani
Leiden-Boston, Brill, 306 pp., € 105,00/$ 121,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume scompone con originalità il classico dualismo delle «famiglie politiche»
del Risorgimento – moderati e democratici – e ne rilegge visioni e progetti alla luce
della dialettica tra passione e ragione, tra sensi e intelletto. Meno popolari nella rilettura
storiografica avviata dall’emotional turn, i moderati con la loro sensibilità sono invece qui
protagonisti di tre capitoli su quattro, a partire dalla loro genealogia di radici settecentesche.
Con un approccio non convenzionale di storia intellettuale, l’a. riesce a valorizzare
in maniera innovativa il mindset moderato-riformatore – e, a latere, quello democraticorivoluzionario
– attraverso le opere dei «capofila», aggiungendovi contributi meno noti
che confermano la longevità del dibattito che più di altri collegò l’agenda per il futuro
della penisola italiana al quadro politico europeo post1789.
Dal microcosmo moderato, con le sue coordinate intellettuali basate su una visione
razionale e paternalistica della sfera pubblica, alla costruzione della sensibilità di Mazzini
e dell’«agenda esistenziale» per i suoi militanti, incluse le fonti letterarie e filosofiche (pp.
149 ss.), sino ai democratici emancipatisi spiritualmente dal maestro (p. 187) – tra i quali
l’interessante esempio di Ausonio Franchi con il suo Del sentimento (1854) –, il lettore è
condotto con prosa lucida e scorrevole dentro un variegato caleidoscopio di visioni e di
sensibilità che nutrono riflessione e azione politica. Se da un lato l’analisi conferma l’irripetibilità
della magia emozionale del messaggio mazziniano, dall’altro ricompone con
perizia i capisaldi del filone moderato, sia nella sua versione pre- sia in quella post- quarantottesca,
tra cui spiccano la sfiducia nei partiti, la condanna delle passioni e della loro
deriva rivoluzionaria, la visione etico-religiosa della famiglia e della nazione.
Apprezzabile anche l’insistenza sulla centralità degli anni ’50, spesso storiograficamente
ancora sacrificati dall’attenzione per il decennio precedente e il suo esito quarantottesco,
così come ben contestualizzata è la transizione del 1859 all’insegna delle parole
chiave del moderatismo, concordia e ordine (p. 234). Aiutato dalle sue competenze di
storia del pensiero economico, l’a. recupera inoltre nel capitolo quarto autori – come Ferrara,
Scialoja, Boccardo – e opere che integrano la visione cavouriana di juste milieu e di
modernizzazione con altri significativi tasselli del liberalismo delle élite che si sviluppa nel
Piemonte costituzionale, concretizzazione della visione moderata di progresso e libertà
coniugati con la religione. Così riletto, il moderatismo degli anni ’50 risulta dunque una
variante del liberalismo delle élite europee (p. 238), a conferma di quanto il Risorgimento
e l’800 italiano siano comprensibili solo nel quadro dello sviluppo politico continentale.
Pregio aggiuntivo dell’opera: offrire al pubblico anglofono una ricostruzione aggiornata
al più recente dibattito storiografico negli studi sull’800 italiano ed europeo, come
dimostra la ricca Bibliografia che chiude il volume.

Arianna Arisi Rota