Anno di pubblicazione: 2001
Il testo di Luzzatto fa parte di una nuova collana (?L’immagine e la storia. L’Italia e gli italiani nelle fotografie dell’Istituto Luce?) con la quale Editori Riuniti, dopo la ?Storia fotografica della società italiana?, si cimenta nuovamente con il tentativo di utilizzare le fotografie come fonti storiche.
Scritto da un storico piuttosto eclettico che, dopo essersi occupato della Rivoluzione francese, si è dedicato allo studio dell’uso politico e culturale delle salme di Mazzini e di Mussolini, il libro analizza la costruzione, da parte della Sezione fotografica del Luce, dell’immagine del duce tra il 1927, anno di fondazione dell’agenzia, e il 1945. Le 202 fotografie selezionate sono divise tematicamente in otto capitoli, ognuno dei quali contiene una loro breve presentazione. Il volume si apre con una Introduzione, in cui l’autore contestualizza l’opera del Luce in rapporto allo sviluppo del fotogiornalismo e all’emergere della propaganda di massa.
Evidenziando la centralità assunta dall’immagine durante il fascismo, Luzzatto sottolinea l’importanza ricoperta dal Luce nella costruzione di un consenso di massa incentrato intorno alla figura del duce; l’Istituto, sia per limiti tecnici che per scelte strategiche, propose agli italiani una immagine mutevole e contradditoria del duce, allo scopo di offrire una rappresentazione del fascismo in cui fossero presenti sia l’aspetto restauratore che quello rivoluzionario. Durante gli anni venti il Luce produsse soprattutto immagini cronachistiche, mentre a partire dai primi anni trenta si concentrò sulla costruzione di ritratti: l’iniziale dinamismo venne così sostituito da una staticità che, dopo l’entrata in guerra, si trasformò in una fossilizzazione dell’immagine del duce, sempre più lontana dalle coscienze degli italiani.
L’immagine del duce fornisce una interessante introduzione alle fotografie dell’archivio Luce, e un valido strumento didattico e di divulgazione di immagini poco conosciute. Il volume risponde a un crescente interesse storiografico per gli aspetti estetici del regime, e rappresenta uno stimolante invito ad approfondire il tema del rapporto tra fotografia e propaganda fascista. Tuttavia, forse per ragioni editoriali, il testo costituisce più una presentazione dell’archivio Luce che uno studio della costruzione dell’immagine del duce da parte dell’Istituto. Troppo spesso le fotografie vengono utilizzate come illustrazione di aspetti del regime o di interpretazioni storiografiche acquisite, piuttosto che come fonti autonome, mentre viene trascurata l’analisi delle scelte iconografiche compiute dal Luce, della diffusione delle immagini sulla stampa, del loro effetto sulla costruzione di un consenso di massa, e del rapporto tra fotografia e altre forme di propaganda. Gli aspetti di sacralità e teatralità propri dell’iconografia fascista sono soltanto accennati, così come risulta poco chiara l’importanza assunta dal corpo di Mussolini nelle immagini del Luce. Solo in un capitolo, dedicato alla visita del duce a Genova nel 1938, l’autore compie un’analisi più approfondita evidenziando la scelta da parte dell’Istituto di presentare la città e, in particolare l’Ansaldo, come ?vetrine del culto mussoliniano? (p. 178). Peccato che questo costituisca un esempio isolato.