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Sergio Paronetto. Intellettuale cattolico e stratega dello sviluppo

Tiziano Torresi
Bologna, il Mulino, 495 pp., € 36,00

Anno di pubblicazione: 2017

Frutto di una ricerca meritevole del Premio Spadolini Nuova Antologia 2016, il volume presenta una densa biografia di Sergio Paronetto (1911-1945), la cui importanza – tanto nella cultura cattolica, quanto nell’economia pubblica italiana tra fascismo e democrazia – è stata evocata da molti testimoni. Torresi si avvale di importante materiale inedito. Viene così alla luce il ruolo di ispiratore progressivamente assunto da Paronetto nei diversi ambiti in cui egli operò, sotto la guida di Giovanni Battista Montini e di Igino Righetti. Il volume ricostruisce la sua formazione e gli studi universitari a Roma, l’impegno nella Fuci, la nascita del Movimento laureati, l’esperienza della rivista «Studium» e dell’omonima casa editrice. Sul versante professionale Paronetto si inserì all’Iri, dove la sua vivace intelligenza fu subito apprezzata da Donato Menichella e dove sviluppò una profonda conoscenza dell’economia italiana, insieme alla ferma convinzione che l’Istituto potesse offrire un contributo fondamentale allo sviluppo del paese. Che si trattasse di gruppi di studio nell’associazionismo cattolico, di analisi di interi settori industriali e bancari o della riflessione su problemi economici e politici più generali, al giovane studioso erano riconosciute una singolare capacità di spingersi oltre le contingenze, insieme alla costante preoccupazione di non staccarsi dalla concretezza dell’azione, procedendo in maniera ordinata affinché l’azione fosse orientata da principi morali e da un’analisi rigorosa. Il volume aggiunge nuovi elementi anche sull’Iri durante la guerra e sulla strategia seguita dai suoi dirigenti per non disperderne le competenze dopo l’8 settembre.
Come mostra l’a., già nel 1942 (due anni prima del rapporto di Menichella al comandante Kamarck) gli alleati furono informati dalla dirigenza dell’Iri della situazione dell’economia italiana, avvalendosi per questo dell’expertise di Paronetto. Su un altro versante, la profondità e il rigore della sua riflessione persuasero la «seconda generazione» democratico-cristiana dell’importanza del ruolo dello Stato non come strumento sostitutivo dell’iniziativa privata, ma come mezzo per difenderla mediante una seria disciplina dei fattori di produzione. Anche De Gasperi trovò in Paronetto un interlocutore fondamentale che lo indusse a ragionare in modo nuovo sull’economia e sullo Stato. Più in generale emerge il suo costante stimolo all’attiva partecipazione degli intellettuali cattolici, dal 1942-1943 sino all’elaborazione del Codice di Camaldoli, per fissare una linea di pensiero e di azione idonea alla ricostruzione dell’Italia.
Il volume apre la questione del lascito di Paronetto dopo la sua scomparsa nel 1945, da quando cioè la classe dirigente cattolica si ritrovò a operare in un contesto completamente diverso. Viene anche da chiedersi quanto della sua visione rimase viva tra quei manager pubblici che dovettero la loro permanenza alla guida dell’economia pubblica anche alla sua straordinaria capacità di dare un fondamento culturale alla presenza dello Stato in economia.

Gianpiero Fumi