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Sergio Pistone e Corrado Malandrino (a cura di) – Europeismo e federalismo in Piemonte tra le due guerre mondiali. La Resistenza e i Trattati di Roma (1957), Fondazione Luigi Einaudi, Studi, n. 34 – 1999

Sergio Pistone e Corrado Malandrino (a cura di)
Leo S. Olschki, Firenze

Anno di pubblicazione: 1999

Il volume raccoglie gli atti del convegno promosso nell’ottobre 1997 in omaggio alla riflessione europeista di Luigi Einaudi. Dopo che un convegno del 1991 aveva affrontato lo stesso tema per il primo dopoguerra, questo volume attraversa il periodo tra le due guerre, la guerra e la Resistenza fino ai primi anni cinquanta. Una serie di saggi ricostruisce fatti, ambienti, biografie, legami personali e intellettuali, posizioni politiche e ideali che nel loro insieme descrivono le origini, i caratteri e gli sviluppi del federalismo in Piemonte, un osservatorio significativo, dal punto di vista storico e storiografico, per una riflessione sul federalismo europeo. Il punto di partenza non poteva che essere lo scritto del 1918 di Giovanni Agnelli e Attilio Cabiati, Federazione europea o Lega delle Nazioni?, con il quale uno dei maggiori industriali italiani e un economista di levatura si inserivano nella riflessione di vari ambienti economici ed intellettuali europei del tempo sulla necessità di creare un grande mercato che, oltre a fare recuperare potenza economica e competitività ad un’Europa impoverita e in “declino”, costituisse anche uno strumento per porre fine alle guerre sul continente. Nel clima culturale al quale risale questo scritto, e poi negli anni successivi, quando si formò il gruppo dirigente della sezione piemontese del Movimento federalista europeo si intrecciano suggestioni che provengono sempre da ambienti economici (Adriano e Massimo Olivetti) ma che si arricchiscono anche di contributi ideali di ispirazione religiosa, specialmente e significativamente valdese (Andrea Cabella), dell’impegno di intellettuali di spicco (Luigi Einaudi, Franco Venturi), dell’azione di personalità che opereranno nelle prime istituzioni comunitarie come il Consiglio d’Europa e l’Alta Autorità della Ceca (Enzo Giacchero, Amedeo Peyron).
Attraverso queste figure e molte altre minori e soprattutto attraverso l’esperienza della Resistenza, che è il momento più robusto ma anche più complesso dell’elaborazione federalista, vengono ricostruiti forme e percorsi diversi di un cosmopolitismo piemontese che approda all’idea e alla militanza del federalismo, non senza settarismi ideologici dei quali qui vengono ampiamente riconosciuti e interpretati la natura e i limiti. E i limiti di posizioni intransigenti non furono da poco, se la critica e in molti casi il rifiuto dei Trattati di Roma avrebbero anche segnato l’esaurimento delle fortune della stagione federalista e dell’attrattiva che essa aveva esercitato in ambienti tanto vari. D’altronde, il senso dell’”occasione mancata”, che ha continuato ad ispirare gran parte della riflessione federalista, traspare spesso anche da questo volume, che è il prodotto di una storiografia apertamente ma seriamente militante, che costituisce uno degli approcci della storiografia dell’integrazione europea.

Barbara Curli