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Sicurezza, equilibrio, e vulnerabilità. Il controllo degli armamenti strategici negli Stati Uniti alla fine della distensione

Giordana Pulcini
Milano, Mondadori Education, VIII-200 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2018

In un’analisi convincente, concisa e puntuale, l’a. traccia con chiarezza i confini tra
due connessi ma distinti processi storici degli anni ’70 che ebbero un profondo effetto
trasformativo sulla politica estera americana. Da un lato l’ascesa del movimento neoconservatore
negli Stati Uniti, dall’altro il collasso della distensione fra le superpotenze che
aveva caratterizzato la seconda metà degli anni ’60. Il contesto internazionale dentro il
quale si consumava l’erosione della distensione è ben noto –– la crisi degli Euromissili,
l’invasione dell’Afghanistan, le interferenze sovietiche e cubane nel Corno d’Africa e in
Angola. Tuttavia, l’immagine che l’a. ci offre è quella di un decisivo sgretolamento del
consenso domestico sulla politica della distensione.
Il focus della narrativa è sui negoziati Salt. L’a. mostra come a partire dai primi anni
’70 si andava formando negli Stati Uniti una nuova trasversale ed eterogenea coalizione,
il cui collante era l’attacco ai negoziati sugli armamenti nucleari come prodotto principale
della distensione. Di questa coalizione facevano parte elementi più tradizionalmente
conservatori e antisovietici che trovavano espressione in organizzazioni come l’American
Security Council e la «New Right» di Barry Goldwater. La vera forza neoconservatrice,
tuttavia, derivava non tanto da questa fronda, ma da quella fazione del Partito democratico
che aveva rigettato in pieno lo spostamento a sinistra del Partito in parte dovuto alle
forti pressioni del movimento pacifista. La Coalition for a Democratic Majority si unì ben
presto alla coalizione anti-Salt, così come fecero pure alcuni esperti di politica estera e di
sicurezza nucleare che avevano ricoperto diversi ruoli in amministrazioni democratiche e
repubblicane. Con la creazione del Committee on the Present Danger (Cpd) nel 1976 i
neoconservatori avrebbero trovato nuovo slancio nonché un ruolo preminente nel dibattito
politico americano. Il Cpd giocò un ruolo fondamentale nel fallimento del processo
Salt sotto l’amministrazione Carter, e nel concomitante collasso della distensione.
L’elemento più interessante di questa analisi sta nella rinnovata centralità che l’a.
concede al dibattito strategico nucleare. L’a. mostra con convinzione come le radici più
profonde della critica neoconservatrice si trovassero nel rigetto della logica dell’assured
destruction e della parità strategica da un lato, e la ricerca razionale e irrazionale della
presunta superiorità perduta dall’altro.
Per la sua capacità di rendere con chiarezza le radici domestiche della fine della distensione
e di sottolineare l’importanza del dibattito strategico-nucleare nell’ascesa della
coalizione neoconservatrice, questo rappresenta uno studio fondamentale per chiunque
sia interessato a comprendere non solo le specificità della storia della politica estera americana
degli anni ’70 e ’80, ma anche alcune delle fondamentali e sotterranee dinamiche
che trascendono la guerra fredda e continuano a caratterizzare la postura della superpotenza
americana sulla scena internazionale.

Andrea Chiampan