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Simone Colafranceschi – Autogrill. Una storia italiana – 2007

Simone Colafranceschi
Bologna, il Mulino, 126 pp., Euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2007

Nel 1947 l’industriale Mario Pavesi costruiva vicino alla sua fabbrica, all’altezza del casello di Novara dell’autostrada Milano-Torino, un «locale bar con grande nicchia per camino tipo paesano». Ma di paesano sarebbe presto rimasto ben poco: nel 1952 al bar si aggiunge un ristorante-rosticceria, ed ecco che il termine «autogrill» è nato.Simone Colafranceschi ha scommesso – con successo – sulla possibilità di rileggere attraverso questo luogo così particolare la modernizzazione del secondo dopoguerra. Infatti l’autogrill è parte di un percorso verso nuovi stili di vita e nuovi consumi alimentari, e propone una «sosta americana» a un paese ancora prevalentemente rurale. Si può immaginare la perplessità dei primi clienti di fronte al pranzo-tipo, che nel 1959 non prevede pasta o pane: l’automobilista deve restare sempre leggero e vigile! E di lì a poco anche i rassicuranti camerieri saranno sostituiti dal self service, aprendo la via ai fast food.A metà degli anni ’50 l’autogrill si diffonde a macchia d’olio con il boom delle costruzioni autostradali, di cui sono simbolo la Fiat Seicento (1954) e l’Autostrada del Sole (1956). La stazione di sosta diventa anche monumento: a Lainate, sulla Milano-Laghi, tre arcate innalzano il marchio Pavesi a 50 m. di altezza, sopra a un ampio salone circolare vetrato, mentre a Fiorenzuola d’Arda si realizza il primo autogrill a ponte d’Europa. L’industria alimentare associa a sé quella petrolifera: Pavesi si unisce a Esso, BP e Motta creano gli eleganti «Mottagrill», l’Agip di Enrico Mattei e Alemagna preferiscono puntare su sobri ma efficienti autobar. L’epica stagione di competizione si chiude nella seconda metà degli anni ’60, quando la crisi del capitalismo familiare porta gli autogrill sotto il controllo della «borghesia di Stato» della SME, la finanziaria del gruppo IRI. La crisi petrolifera del 1973 chiude la stagione d’oro degli autogrill; nel 1977 tutti gli esercizi di ristorazione autostradale vengono riuniti in Autogrill SpA, che a metà degli anni ’90 viene privatizzata, e passa nell’orbita del gruppo Benetton. Come si vede, l’autogrill ha davvero attraversato molte delle principali vicende dell’Italia repubblicana. A sessant’anni dalla nascita dell’autogrill, e a trenta da Autogrill SpA, il gruppo produce il proprio fatturato più all’estero che in Italia, e più negli aeroporti che nelle autostrade. La sosta è sempre più breve e puramente funzionale. La funzione dell’autogrill è dunque esaurita? Bollati dagli intellettuali come «non-luoghi» di anonima modernità, gli autogrill si difendono proponendo i tradizionali alimenti del territorio a denominazione d’origine controllata, gli stessi che in origine avevano sdegnato, ma questo sembra un segno di debolezza più che di rinnovamento?La brevità del volume non consente maggiori approfondimenti, ma vi era forse materia per un’opera più ampia. Da chiarire meglio anche il rapporto con l’azienda che ha finanziato la ricerca: ad esempio quali fonti sono state accessibili, e quali no, ecc. Non è un caso del resto se all’estero questo tipo di ricostruzioni in occasioni di vari decennali sono chiamate «torte di compleanno» (Birthday Cake). Ma, nell’insieme, il giudizio resta positivo.

Claudio Visentin