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Sonia Castro – Tra Italia e Svizzera. La presenza degli studenti svizzeri nell’Università di Pavia (1860-1945) – 2004

Sonia Castro
Milano-Bologna, Cisalpino, pp. 403, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2004

Opera prima, ma non acerba, di una dottoranda di ricerca, la monografia si occupa del plurisecolare fenomeno di migrazione degli studenti svizzeri, ma in larghissima parte provenienti dall’attuale Canton Ticino, cantone totalmente italofono e privo da sempre di scuole superiori di grado accademico, all’Università di Pavia, focalizzando l’analisi sull’Italia postunitaria sino alla fine della seconda guerra mondiale. Un ?lungo? periodo che fa emergere le dinamiche quantitative in gioco e, nello stesso tempo, le colloca nel dibattito culturale e ideologico che si articola tra Svizzera e Italia, sullo sfondo dei rapporti politico-istituzionali tra due aree contigue non solo geograficamente.
Un’appendice statistica occupa i due terzi del volume. Il gruppo studentesco svizzero ? in tutto 325 giovani per l’85 per cento ticinesi, di cui 101 ragazze, peraltro iscritte in maggioranza alla Scuola di ostetricia ? è esaminato ? a partire dal 1882-83, anno dal quale sono disponibili dati nominativi e anagrafici pressoché completi e continuativi ? nelle diverse variabili, quantitative, qualitative, prosopografiche: iscrizioni, lauree e diplomi in complesso e per facoltà, dinamiche di genere, origini sociofamiliari e geografiche, curricula, destini professionali.
Il quadro che emerge è quello di un flusso che, comunque ridimensionato rispetto agli anni preunitari, quando l’Ateneo pavese era la ?meta naturale per la popolazione studentesca ticinese? (p. 96), colloca Pavia ancora al primo posto sino alla metà degli anni Venti, nei quali ? in linea con il trend nazionale di un aumentato tasso di internazionalizzazione delle popolazioni studentesche ? le iscrizioni di studenti svizzeri raggiungono il picco, che tende però ad assottigliarsi a partire dagli anni Trenta per la concorrenza agguerrita delle nuove università milanesi ? ?Bocconi?, Cattolica, Università Statale ? oltre al tradizionale Politecnico, e per la loro offerta formativa maggiormente diversificata.
Lo sfondo ideologico-culturale nel quale si articolano le dinamiche quantitative è quello di una partita a tre giocata tra un’Italia tesa ad estendere la propria influenza sul Cantone italofono, il governo federale svizzero sostenitore di una politica elvetista che tendeva tra l’altro a scoraggiare una scelta universitaria esterna, e il governo cantonale passato da un’iniziale difesa della propria identità italiana ? esemplari in questo senso sono il dibattito sull’università della Svizzera italiana, la posizione culturale di Francesco Chiesa, la questione del pareggio delle lauree e l’attività delle associazioni studentesche ticinesi ? alla conversione all’elvetismo, anche come risposta alla politica aggressiva fascista. Resta il fatto, sul quale l’autrice opportunamente insiste, che l’esperienza pavese, consistente specie nelle facoltà scientifiche, Medicina e Farmacia in primo luogo, e la successiva attività professionale in patria sono state un fattore di modernizzazione per la società ticinese tra Otto e Novecento.

Alessandra Ferraresi