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Spagna ’82. Storia e mito di un mondiale di calcio

Alberto Guasco
Roma, Carocci, 176 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2016

In questo libro di piacevole lettura, l’a. intende mostrare come la coppa del mondo
di calcio vinta dagli «azzurri» nel 1982 sia diventata «un evento così penetrato dentro la
storia d’Italia e nell’immaginario collettivo del nostro paese da costituirsi come un tratto
riconoscibile dell’identità nazionale» (p. 12). In questa ottica, Guasco tratta l’evento come
un fatto sociale totale e in sei capitoli sviluppa la sua analisi, arricchita dallo spoglio di
un’ampia bibliografia e di una molteplicità di fonti, anche orali.
Dopo un primo tempo consacrato ai fatti strettamente sportivi e al racconto della
vittoria italica sul campo, il secondo capitolo presenta come il torneo fu commentato alla
radio, in tv e sui giornali, specialmente in quelli romani fortemente scettici sull’opera del
c.t. Enzo Bearzot fino alle ultime vittoriose partite. Il terzo capitolo studia le interpretazioni
con cui si sono lette le grandi manifestazioni di gioia consecutive alla vittoria, tra
festa popolare, festa nazionale, festa carnevalesca nascondendo miseria culturale, affermazione
della società dello spettacolo e risorgenza di tematiche fasciste.
Il quarto capitolo, forse il più convincente, mostra come questo mondiale sia stato
un evento globale, dall’Honduras alla Polonia e dall’Algeria al Libano e alla Spagna appena
uscita dalla dittatura franchista. Si sofferma soprattutto sull’uso politico del calcio per
opera del presidente del Consiglio, il repubblicano Giovanni Spadolini, e del presidente
della Repubblica, il socialista Sandro Pertini – su quest’ultimo, l’a. dimostra come il suo
tifo esuberante nello stadio Bernabeu di Madrid per la finale non fosse per niente spontaneo
ma frutto di un preciso calcolo politico.
Il quinto capitolo mette in evidenza come il Mundial spagnolo fosse una delle prime
competizioni sportive inserite nel giro di affari delle grandi firme multinazionali – tra le
quali Adidas e Coca-Cola – sotto l’impulso del presidente della Fifa, il brasiliano Joao Havelange.
Non sono trascurate le accuse di corruzione riguardo alla partita Italia-Camerun
avanzate nel 1984 da Oliviero Beha; esse sono ricollocate nel contesto della lotta tra Adidas
e altre imprese italiane per il controllo finanziario del mondiale previsto in Italia nel
1990. Infine, il sesto capitolo fa il bilancio delle tracce di questo trionfo calcistico reperibili
nella cultura italiana, sia quella di massa (musica e cinema), sia quella più tradizionale
(dipinti, teatro, romanzi, poesia).
Si tratta quindi di un bel libro, frutto di un’analisi storica rigorosa basata su dei dati
precisi, che permette di collocare quest’evento sportivo nella storia di un lungo ’900: conclusione
di una politicizzazione del calcio inaugurata durante il fascismo e approfondita
negli anni ’50 e ’60, quando le élite politiche hanno cercato di inquadrare la pratica e
una cultura di massa calcistica nascente; ma al tempo stesso prefigurazione delle tendenze
messe in atto negli anni ’80 e ’90, sotto il segno del berlusconismo.

Fabien Archambault