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Stanislao G. Pugliese (a cura di) – Fascism, Anti-Fascism and Resistance in Italy: 1919 to the Present – 2004

Stanislao G. Pugliese (a cura di)
Lanham-Boulder-Toronto-Oxford, Rowman & Littlefield, pp. XVIII-330, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume di Pugliese consiste in un’antologia di testi che comprendono sia testimonianze dell’epoca sia, in quantità più ridotta, estratti da libri di storia. Tra le prime, il materiale è di vario genere: testi ideologici, programmmi, manifesti, ma anche schizzi autobiografici, lettere al duce, pezzi tratti da romanzi e racconti, canzoni e perfino graffiti (gli ultimi oggetto di un precedente studio del curatore). L’approccio molto eclettico presenta aspetti positivi, evitando la monotonia di una raccolta di testi di natura omogenea. Ma crea anche qualche problema, che si può forse misurare confrontando la scelta dei testi con le domande storiografiche poste con chiarezza all’inizio della breve introduzione.
Pugliese è noto soprattutto come storico dell’antifascismo, avendo pubblicato una monografia su Carlo Rosselli. Non è quindi sorprendente che alle testimonianze antifasciste sia riservata una parte particolarmente importante nell’economia del libro. A mio avviso, il maggiore merito dell’antologia risiede nella risolutezza con cui richiama l’attenzione sulle tradizioni e l’esperienza vissuta dell’antifascismo. Anche l’ultima sezione del volume, dedicata al dibattito contemporaneo sulla ?memoria? e sul valore dell’eredità antifascista, è originale e di particolare utilità come introduzione all’argomento.
È difficile discutere i criteri di inclusione e di esclusione di un’antologia di questo tipo. Ma qualche scelta appare discutibile. I testi di Primo Levi e di Giuliana Tedeschi che descrivono l’esperienza degli ebrei italiani ad Auschwitz mi sembrano fuori luogo, in quanto riguardano piuttosto il nazionalsocialismo che il fascismo. Altri testi dimostrano sufficientemente le nefandezze della politica razziale del fascismo verso gli ebrei. Invece, le esperienze coloniali del fascismo, razzismo compreso, sono quasi completamente ignorate. L’unico estratto che riguarda questo aspetto non secondario della politica fascista è una traduzione di Facetta [sic!] nera. Sarebbe stato interessante notare che nel 1936 il regime fece un tentativo di sostituire questa nota canzone con una versione corretta in senso razziale che cominciava con ?Faccetta nera, lontana da me?.
Tra i testi antifascisti si trovano testimonianze di grande suggestione e relativamente poco note, come The Story of my Death di Lauro De Bosis e i graffiti scritti in prigione dal condannato a morte Antonio Paladini (pubblicati precedentemente dallo stesso Pugliese). Meno soddisfacente la scelta dei testi analitici. L’estratto scelto dai Quaderni di Gramsci, come scrive lo stesso Pugliese, è una ?riflessione sull’eterna questione della filosofia? e, in quanto tale, molto meno illuminante di altre annotazioni di Gramsci per la comprensione del fascismo. Qui Angelo Tasca non trova posto, e anche Salvemini non è adeguatamente rappresentato dal brano, pur importante ma di natura puramente documentaria, tratto dalla sua Dittatura fascista. La politica economica del fascismo è quasi completamente assente, e per la questione del ?consenso? sarebbe stato utile citare De Felice e qualche suo critico.

Adrian Lyttelton