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Storia della Finlandia contemporanea. Il percorso della modernità e l’intergrazione nel contesto europeo

Massimo Longo Adorno
Milano, FrancoAngeli, 208 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume si propone l’ambizioso obiettivo di illustrare la parabola dello stato finlandese dall’ottenimento dell’indipendenza nel 1917 sino ai giorni nostri. L’analisi è condotta attraverso quattro fondamentali direttive politico-temporali di ricerca: la nascita e lo sviluppo dello stato indipendente, la guerra d’inverno e la cobelligeranza con la Germania, la guerra fredda e la trasformazione del paese dopo il crollo dell’Unione Sovietica. La trattazione fa ben emergere il carattere «di frontiera» della Finlandia, incuneata tra due conglomerati geopolitici in reciproco contrasto: la Russia/Unione Sovietica e l’Europa occidentale e settentrionale. Da un lato, l’a. argomenta ampiamente come la presenza di un vicino tanto ingombrante al confine orientale sia stata continua causa di tensione. Fin dalla guerra civile del 1918 e poi lungo gli anni del dopoguerra, la Russia sovietica cercò di aumentare la propria influenza sulla politica interna del nuovo stato attraverso il Partito comunista finlandese. La guerra d’inverno e la seconda guerra mondiale segnarono il punto di massima conflittualità che portò la Finlandia a combattere a fianco della Germania in funzione antisovietica. Dall’altro lato, l’a. evidenzia come la vicinanza della Russia/Unione Sovietica abbia giocato un ruolo positivo per la formazione di un’identità statale finlandese. Nel corso degli anni ’20 e ’30 la Finlandia sviluppò un proprio modello agrario-cooperativistico, evitando derive autoritarie. Dopo la stipula dell’armistizio con l’Unione Sovietica nel 1944, la Finlandia intraprese sotto la guida dei presidenti J. Paasikivi (1946-1956) e U. Kekkonen (1956-1982) la via della cosiddetta «finlandizzazione», una dottrina di equilibrio tra interesse nazionale (rapporti economici con entrambi i blocchi) e neutralità internazionale a cui molti osservatori occidentali guardarono con malcelato sospetto. Proprio la fine della guerra fredda fu, a giudizio dell’a., all’origine della crisi identitaria ed economica della Finlandia dei primi anni ’90 che il riorientamento in senso europeo e l’avanzata dell’industria dell’elettronica cercarono, riuscendovi solo parzialmente, di risolvere.
Per quanto l’impianto storico-politico dato allo studio costituisca una legittima scelta dell’a., va osservato che il tema della modernizzazione viene affrontato in maniera forse un po’ troppo monodimensionale e aspecifica. L’ampio spazio riservato alla narrazione delle vicende militari (60 pagine per il solo periodo 1939-1944 su un totale di 208!), di politica estera e, in misura minore, interna lascia parzialmente inevase le problematiche relative alla costruzione dell’identità civica di una nazione percorsa fin dalla sua stessa nascita da memorie e identità politiche tra loro in forte contrasto. Una maggior contestualizzazione e qualche maggior accenno alla situazione degli stati del Baltico sudorientale avrebbero inoltre aiutato a comprendere più in profondità la specificità finlandese.

Andrea Griffante