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Storia della Gran Bretagna (1832-2014)

Giulia Guazzaloca
Milano, Le Monnier, 369 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2015

A ciò che il titolo promette, Giulia Guazzaloca aggiunge, trattate per accenni, numerose
comparazioni tra la storia britannica e quella italiana. Sullo sfondo, la convinzione
che le distanze tra il sistema inglese e quello italiano siano meno significative di quanto
certe interpretazioni suggeriscano. L’a. sembra, infatti, cogliere tutte le debolezze della
celebrazione whig dell’unicità delle istituzioni britanniche. Ricco di implicazioni il parallelo
tra la crisi costituzionale britannica del 1910-1911 e la tematica sollevata in Italia
dal Torniamo allo Statuto di Sidney Sonnino: in tutti e due i casi, il disegno conservatore
avrebbe comportato, pur in modi diversi, «di reintegrare il sovrano dei poteri di controllo
sull’esecutivo» (p. 86).
Il volume offre un’accurata sintesi di un vasto materiale storiografico, organizzata intorno
a una ricostruzione della vita politica, vista soprattutto attraverso le sue élite. Alcuni
aspetti sono trattati con mano particolarmente felice. Al riguardo della crisi costituzionale
del 1910-1911, viene mostrato come la riforma della Camera dei Lord segni una sicura
evoluzione del sistema politico verso una democrazia più aperta e partecipata. In ombra
il tema, sino a qualche decennio fa immancabile, del declino liberale: tuttavia risulta ben
chiaro come il subentrare del Labour Party al Liberal Party nel sistema bipartitico non si
risolva in un semplice cambiamento di sigle né sia una diretta conseguenza delle divisioni
politiche interne ai liberali, ma della nuova centralità che assume, sin dai primi decenni
del ’900, il tema della classe.
Rispondendo a un’esigenza spesso sollevata dai lettori non specialisti, Giulia Guazzaloca
dà il giusto spazio ai ritratti di alcuni dei più significativi protagonisti di quest’ultimo
secolo e mezzo di storia britannica. Ovviamente, tanto più il ritratto è vivace e partecipato
tanto più riesce a stimolare valutazioni diverse. MacMillan sicuramente non piace all’a.
ed è questo che la porta, forse, a lasciare in ombra come egli sia stato l’esponente più
brillante, sul versante conservatore, di quella politica del consensus che ha accompagnato
la crescita sociale e civile del lungo dopoguerra britannico. I suoi interventi, negli ultimi
anni, in opposizione alla Thatcher e in difesa di un conservatorismo aperto alle tematiche
keynesiane rimangono tra le pagine più alte della vita parlamentare britannica.
Molti ritengono che scrivere in maniera equilibrata di una storia tanto contemporanea
da comprendere vicende i cui sviluppi seguiamo ogni giorno sui giornali sia pressoché
impossibile. Gli ultimi capitoli del libro di Giulia Guazzaloca dimostrano il contrario. Fa
la sua apparizione alla fine del libro David Cameron, preceduto da un’ottima ricostruzione
dell’esperienza del New Labour, dei suoi successi, delle sue insufficienze, dei suoi
lasciti.

Luciano Marrocu