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Storia di Ordine Nuovo

Aldo Giannuli, Elia Rosati
Milano-Udine, Mimesis, 244 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il libro ricostruisce la storia di Ordine Nuovo, una delle principali formazioni della
destra radicale italiana, ripercorrendone la parabola politica a partire dalla fine degli anni
’50 fino al quadriennio 1969-1973, quando parte del gruppo confluì nel Movimento sociale,
mentre una minoranza optò per la militanza extraparlamentare, venendo sciolto dal
ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani ed entrando successivamente in clandestinità.
Il volume è costituito da due parti distinte. La prima, firmata da Giannuli, è una
sintesi delle perizie compiute dall’a. come consulente della Commissione Stragi e delle
autorità giudiziarie di Milano e Brescia, dove negli ultimi vent’anni si sono svolti i processi
più importanti sulla stagione delle stragi. La seconda, curata da Rosati, ricostruisce
la cultura politica del Centro Studi Ordine Nuovo, con particolare attenzione alla figura
intellettuale di Julius Evola e all’influenza esercitata sul movimento dal suo magistero.
Gran parte del saggio, tuttavia, è dedicata alla ricostruzione di Giannuli, basata prevalentemente
sulle fonti giudiziarie. Questa sezione ha il merito di inserire la storia di
Ordine Nuovo in un contesto ampio che spazia dai rapporti con gli altri movimenti di
destra radicale europea fino ai legami, più o meno occulti, con spezzoni dei servizi di
sicurezza italiani e non. La tesi esposta, per altro già espressa in altri suoi contributi, è che
Ordine Nuovo sia stata in Italia la principale agenzia operativa della cosiddetta guerra non
ortodossa contro il comunismo, una particolare dottrina militare, secondo l’a., elaborata
dall’intelligence statunitense e costruita sulla combinazione di terrorismo indiscriminato
e manipolazione psicologica delle masse. All’interno di una narrazione non sempre lineare
e di una ricostruzione a volte poco nitida, non mancano gli elementi d’interesse, come
l’attenzione alla dimensione culturale della strategia della tensione (1969-1974) e alle sue
molteplici radici, nonché il fitto intreccio dei rapporti tra i militanti ordinovisti ed elementi
dei servizi di sicurezza italiani nell’elaborazione e nell’esecuzione delle stragi.
Il contributo di Rosati propone una lettura del pensiero di Evola, agevolmente sintetizzato
sebbene all’interno di una ricostruzione che non presenta particolari novità. Nelle
intenzioni degli a. questa seconda parte del volume avrebbe dovuto bilanciare e integrare
la prima sezione, forse un po’ troppo schiacciata sulla prospettiva giudiziaria. Il tentativo è
solo in parte riuscito: i due capitoli non sempre comunicano, la dimensione politica e culturale,
infatti, fatica ad armonizzarsi con le risultanze processuali presentate da Giannuli,
mentre il profilo intellettuale di Ordine Nuovo tracciato da Rosati sembra appiattito sulla
sola figura di Evola. Una maggiore integrazione avrebbe conferito, perciò, più complessità
al volume, mostrando come Ordine Nuovo non fu solamente l’esecutore di operazioni
segrete concepite da altri attori ma un soggetto politico dotato della sua autonomia.

Guido Panvini