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Storia d’Italia nella guerra fredda (1943-1978)

Guido Formigoni
Bologna, il Mulino, 686 pp., € 35,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il libro che mancava è arrivato. Questa è una ricostruzione dettagliata, e insieme
riflessione approfondita, sui tanti fili che s’intrecciano nel complesso, disordinato interfaccia
tra la vita politica della Repubblica e il mutevole scenario internazionale in cui essa
è inserita. Finora avevamo eccellenti studi monografici su momenti specifici. Ora l’a. ci
ha dato un convincente quadro d’insieme.
Lo ha fatto con la cifra tipica dei suoi lavori precedenti: l’attenzione alle motivazioni
dei diversi attori, alla non linearità della politica e ai molti paradossi che escludono grezze
semplificazioni monocausali o binarie; la raffinata conoscenza sia del mondo politico
italiano, in particolare cattolico, sia delle dinamiche internazionali della guerra fredda;
l’esaustivo ricorso all’incrocio di molte fonti primarie e la padronanza di una bibliografia
enormemente diversificata ed estesa (tanto da offrirci un vero e proprio modello di professionalità
storica); la capacità di estrarre dal disordine alcune raffinate ma chiare ipotesi
interpretative, tanto più convincenti in quanto non forzate né sovraimposte.
Si tratta di una storia politica. Di idee e previsioni politiche, dinamiche politiche,
meccanismi e discorsi della politica. Non c’è qui la guerra fredda culturale né quella intellettuale.
Né c’è un approfondimento del contesto socio-economico. Tutti questi fattori,
tuttavia, filtrano nella narrazione quando rilevanti e necessari, e informano un’analisi
sempre molto attenta alla contestualizzazione più ampia, ai vincoli, le opportunità e gli
assunti che condizionano gli attori. Al centro c’è il percorso del sistema politico dell’Italia
repubblicana, con la ricorrente tensione tra un «partito dell’immobilismo» e uno
«dell’evoluzione» (p. 527) che attraversano i partiti veri e propri, e la Dc in particolare, in
un dialogo costante con le tanti voci dell’alleato statunitense e di quelli europei. E quindi
gli intrecci continui e i tentativi di utilizzo reciproco, talora efficacemente risolutivi e
molto più spesso verbosamente inconcludenti, tra interlocutori italiani e statunitensi (ma
anche sovietici e, soprattutto negli anni ’70, tedeschi e comunitari).
Due scelte cruciali plasmano l’analisi dell’a. La prima è quella di prescindere da ogni
esiziale discussione della nozione di sovranità, per immergersi invece nel liquido delle
molteplici interdipendenze intrecciate. E la seconda è quella d’integrare la dimensione
pubblica della vicenda con l’investigazione delle molteplici trame del «partito della guerra
civile» senza farsi condizionare dal semplicismo del cospirativismo. Tanto che il libro
risulta anche la miglior storia delle strategie della tensione nel loro rapporto drammatico,
ma alla fin fine anche sterilmente inconclusivo, con la storia repubblicana.
Nel ricostruire con rigore, esaustività e acume i mutevoli intrecci tra le tensioni
internazionali della guerra fredda e le dinamiche del sistema politico italiano, Guido Formigoni
ci ha dato il testo di riferimento per la storia politica della Repubblica.

Federico Romero