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Storia globale. Un’introduzione

Sebastian Conrad
Roma, Carocci, 210 pp., € 19,00 (ed. or. München, 2013, traduzione di Nicola Camilleri)

Anno di pubblicazione: 2015

Il volume si presenta come un tentativo di storicizzare la world history – l’a. utilizza il termine Globalgeschichte qui tradotto con Storia globale – o, meglio, di storicizzare i molteplici filoni di Sg. L’opera, infatti, non si esaurisce in un pur utilissimo bilancio della Sg, attraverso l’analisi dei suoi tratti caratterizzanti, della sua storia, dei suoi approcci e dei suoi paradigmi, delle sue controversie più importanti, dei campi e dei temi da essa praticati, con un ricco apparato di note e una preziosa bibliografia. L’a. vuole offrire anche una lettura critica degli studi di Sg, accendendo l’attenzione sui diversi retroterra (geogra- fici e storici), sulle diverse premesse (politiche e scientifiche) e sulle diverse finalità, come evidenzia la lucida prefazione di Marco Meriggi all’edizione italiana.
Anche se prevede che «questa euforia per interazioni, riscoperte e reti non reggerà a lungo» (p. 29), l’a. riconosce che la Sg ha introdotto cambiamenti fondamentali, di cui la prospettiva «non nazional statale e non eurocentrica» – opposta a quella prevalente fino al 1989 – costituisce il principale «nucleo metodologico», insieme a spatial turn, storia relazionale, sincronicità, superamento del nazionalismo metodologico e cosmopolitismo (pp. 24-27). Ma richiama pure l’attenzione sulla radice «polemica» della Sg che riflette
«una direzione d’urto esplicitamente antieurocentrica» (p. 24) e persegue «un progetto politico»: formare «un’autocoscienza da cittadini di questo mondo» (p. 28). L’influen- za di obiettivi politici gli pare ancora più evidente seguendo la topografia «diseguale e asimmetrica» degli studi di Sg (p. 52), espressivi di approcci diversi alla globalità: infatti
«l’affermazione della globalità è sempre collegata […] a interessi, punti di vista e rapporti di potere» (p. 79), fino a vere e proprie forme di «fondamentalismo culturale» (p. 52).
Per l’a. non si tratta di rivalutare (politicamente) l’Europa ma di impedirne una rimozione (scientificamente) infondata. In quest’ottica, mette in discussione l’idea di glo- balizzazione come processo autogenerante (separato dalla sua origine storica di un’inizia- tiva europea anche violenta), interpretazioni asettiche sorte nell’ambito dei postcolonial studies che trascurano i rapporti di potere, interpretazioni del rapporto periferia centro, nell’ambito delle multiple modernities, in chiave di esaltazione dei processi endogeni. For- mula inoltre sei critiche ad altrettante tendenze della Sg a ribaltare l’antieurocentrismo (passando, ad esempio, dall’eurocentrismo al sinocentrismo), a sopravvalutare i fattori esterni alle vicende locali, a presupporre l’esistenza di relazioni transnazionali non dimo- strate, a feticizzare i processi mobilità umana, a trascurare l’approccio storico-culturale e di genere. L’approccio «polemico» di Conrad verso la «polemica» che è alla base delle varie forme di Sg costituisce indubbiamente l’aspetto più originale e interessante di un libro ricco anche di osservazioni acute e penetranti (sebbene non sempre di facile lettura sia per un linguaggio un po’ involuto sia per una architettura non del tutto lineare).

Agostino Giovagnoli