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The Routledge History of Italian Americans

William J. Connell, Stanislao G. Pugliese (a cura di)
New York-London, Routledge, 670 pp., £ 132,00

Anno di pubblicazione: 2017

Questo imponente lavoro collettivo intende fornire una «needed definitive synthesis» (p. 630) degli studi sulla storia degli italo-americani attraverso il dialogo da un lato con altre discipline che hanno incrociato aspetti rilevanti dell’esperienza italo-americana, come gli studi culturali, di genere e di storia sociale, e dall’altro con la storia italiana. Le ambizioni del volume sono evidenti: 38 saggi, un ricco photo essay, un Glossario e una periodizzazione ampia che va dall’accentuazione del ruolo «italiano» (p. 18) nelle origini dell’espansione europea verso il mondo atlantico, di cui tratta il saggio «colombiano» di William Connell che apre il volume, agli sviluppi postetnici negli Stati Uniti contemporanei.
La struttura quadripartita articola questa periodizzazione lunga in modo attento a evitare narrazioni teleologiche ed essenzialiste e a sottolineare piuttosto le transizioni e le discontinuità.
Nella prima parte (Explorations and Foundations) vi è una forte attenzione ai rapporti culturali, intellettuali e politici tra le due sponde dell’Atlantico, che emerge soprattutto nei saggi di Edoardo Tortarolo sull’incrocio tra le letture italiane dell’esperimento americano e quelle americane dell’illuminismo italiano, e di Don Doyle sul Garibaldi americano come caso esemplare della diaspora italiana e delle connessioni italo-americane tra il 1848, l’Unità e la guerra civile. La seconda parte (The Great Migration and Creating Little Italies) offre un quadro dell’esperienza italo-americana tra la fine dell’800 e gli anni ’20 del secolo scorso. Saggi su temi classici quali le cause, la provenienza e la disciplina legislativa della migrazione di massa, analizzate da Maddalena Tirabassi, o l’esperienza religiosa e lavorativa si accompagnano ad altri che partono da prospettive più recenti anche se ormai storiograficamente consolidate come il rapporto tra identità, consumi e cibo, indagato da Simone Cinotto, la produzione letteraria e la dimensione linguistica, e infine il rapporto tra etnicità e razza, che avrebbe forse meritato una trattazione più esaustiva.
La terza parte (Becoming American and Contesting America) riguarda l’inclusione della comunità italo-americana nel mainstream statunitense. Una fase apertasi con la tensione tra antifascismo e fascistizzazione negli anni ’20 e ’30, trattata da Stanislao Pugliese, e culminata, dopo la svolta della seconda guerra mondiale, in un lungo e accidentato percorso di inclusione politica, ricostruito da Stefano Luconi, e culturale nel quale cinema e televisione hanno giocato un ruolo fondamentale. Una inclusione soggetta alle trasformazioni del quadro sociale e politico americano, come illustra la quarta parte (Postwar to Post-Ethnic?), sui decenni successivi alla crisi che negli anni ’60 e ’70 aveva destabilizzato la nozione di Americanness in cui gli italo-americani erano stati appena ammessi a pieno titolo. È in questa ultima fase che emerge una «assimilazione» (p. 495) che, secondo Richard Alba, non implica l’abbandono di tratti distintivi dell’identità comunitaria come condizione per l’inclusione.

Marco Mariano