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Tra fisco e contribuente. La nascita dell’amministrazione finanziaria italiana

Daniele Sanna
Milano, FrancoAngeli, 190 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2016

Tutti coloro che si sono trovati ad affrontare lo studio di questioni finanziarie, fiscali
o di politica economica relative all’Italia liberale hanno dovuto fare i conti con l’assenza di
studi esaustivi sull’amministrazione finanziaria postunitaria. Il volume di Daniele Sanna
giunge a colmare tale lacuna, dovuta non solo alla scarsità dei fondi documentari istituzionali,
ma anche alla complessità intrinseca delle istituzioni finanziarie, necessariamente
suddivise in vari rami e soggette a costanti riorganizzazioni, spesso legate alle continue
riforme fiscali.
Avvalendosi di un vasto apparato di fonti, tra cui gli archivi personali di alcuni
fra i più importanti ministri delle Finanze del tempo (Quintino Sella, Antonio Scialoja,
Marco Minghetti, Luigi Guglielmo Cambray-Digny), il libro offre finalmente una valida
guida per orientarsi in tale complessità, descrivendo la nascita e l’articolazione degli uffici
preposti alla riscossione delle imposte dirette e indirette, alla gestione del debito pubblico,
alla contabilità dello Stato, al contrasto dell’evasione fiscale, all’amministrazione dei beni
demaniali, delle dogane, del catasto, del lotto, del monopolio dei sali e tabacchi.
La trattazione segue una scansione temporale dettata dalla successione dei governi
della Destra storica, mettendo in risalto le principali riforme attuate da ciascun titolare
del dicastero delle Finanze (ad esempio l’unificazione amministrativa avviata da Pietro Bastogi
e proseguita da Sella, la riforma del sistema di riscossione di Minghetti, l’istituzione
della Ragioneria generale dello Stato per opera di Cambray-Digny).
Di particolare rilevanza le pagine dedicate al personale ministeriale: le analisi sulla
formazione e la provenienza regionale di impiegati e intendenti di finanza costituiscono
uno degli aspetti più innovativi della ricerca. Da segnalare anche le pagine dedicate
all’opera di alcuni dirigenti che svolsero un ruolo decisivo nella costruzione dell’amministrazione
finanziaria: Luigi Nervo, Vittorio Secchi, Gaspare Finali, Achille Plebano, il
giovane Giovanni Giolitti.
Tra i meriti dell’a. va annoverato il superamento del facile schema interpretativo della
«piemontesizzazione», troppe volte abusato per descrivere l’unificazione amministrativa
postunitaria. Dalla ricostruzione di Sanna emerge chiaramente come il modello piemontese
fosse integrato da elementi mutuati dagli altri Stati preunitari – in particolare dal
modello lombardo-veneto – ma anche da soluzioni del tutto originali, come l’istituzione
delle Intendenze di Finanza a livello periferico.
Il libro ha inoltre il merito di non presentare l’organizzazione amministrativa come
un elemento neutro e indipendente, ma di sottolineare come molte decisioni fossero legate
a scelte di politica economica e fiscale. Lo stretto legame tra il piano politico e quello
amministrativo si rivela tuttavia un’arma a doppio taglio. In alcuni passaggi del libro l’a.
tende infatti a soffermarsi su questioni fiscali già note, sottraendo spazio alla trattazione
sull’organizzazione amministrativa che costituisce il valore aggiunto dell’intero lavoro

Fernando Salsano