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Transnational Patriotism in the Mediterranean, 1800-1850. Stammering the Nation

Konstantina Zanou
Oxford, Oxford University Press, XX-248 pp., $ 78,00

Anno di pubblicazione: 2018

Nell’ambito delle Mediterranean Diasporas oggetto del volume curato nel 2016 con
Maurizio Isabella, l’a. ha sviluppato un originale format di ricerca che affianca i percorsi
esistenziali di intellettuali attivi nello spazio liquido dell’Adriatico meridionale, in quelle
Isole Ionie postnapoleoniche incrocio di dominazioni al tramonto, di spinte nazionalistiche
e nuove ambizioni espansionistiche. Scritto con una prosa limpida e organizzato in
un’intrigante struttura quasi «filmica» in quattro parti, il volume offre una prospettiva inconsueta
sulla diaspora degli intellettuali ionici la cui inquietudine esistenziale, propria di
un’età di transizione, si riassume in quel multilinguismo «balbettato» – confessato dall’Ugo
Foscolo che ispira il sottotitolo del libro –, spia di appartenenze a patrie multiple.
Tra la lunga eredità di Venezia, un’Inghilterra vigilante, una Russia espansiva e un
Impero ottomano indebolito, le tensioni del nazionalismo di primo ’800 si esprimono
nelle esperienze sfaccettate e sofferte, ma anche nelle nuove opportunità, vissute dai «figli»
di Zante, Foscolo, Kalvos e Solomos, come nelle commistioni tra nazionalismo imperialista
e illuminismo ortodosso. Le esistenze sospese degli altri protagonisti della ricerca – tra
cui si segnalano Andrea Mustoxidi e Giovanni Capodistria – sono proposte anche sulla
base di ego-documents (il racconto del sé in tempo di crisi tipico dell’esule, come quello
applicato nella parte terza al caso di Mario Pieri) che ben ricostruiscono il senso di in
between individuale ed epocale, nel passaggio tra ’700 e ’800, tra Rivoluzione e Restaurazione.
Ma il patriottismo ionico, intricato e ibrido com’è, sfugge alle classificazioni e alla
dicotomia conservazione/rivoluzione, presentando declinazioni suggestive come quella
del liberalismo conservatore e dell’utopia pancristiana, oggetto del cap. 6.
Su una ricca base documentaria e bibliografica frutto di ricerche in archivi e biblioteche
italiani, greci, corfioti, francesi, l’a. ha optato per una sfidante metodologia di microstoria
globale (p. 114 ss.), nella quale le traiettorie dei singoli personaggi si incrociano
e si espandono in reti su scala globale, confermando la fertilità della prospettiva transnazionale
applicata al patriottismo mediterraneo della prima metà dell’800. Il risultato
è pienamente raggiunto, soprattutto nella prima parte nella quale le tre microstorie ben
documentano i macroprocessi svoltisi nello spazio dell’Adriatico (pp. 62-63). Anche l’intreccio
tra fonti letterarie e fonti di storia politica riesce persuasivo: del resto la continua
intersezione tra identità culturale e identità politica nelle personalità analizzate, insieme
all’importanza delle lingue nella loro espressione orale e in quella scritta, conferma la
bontà della scelta. Nel complesso, il libro restituisce un quadro per molti versi inedito e
coinvolgente del patriottismo mediterraneo e del ruolo degli intellettuali «di confine», in
questo caso un confine liquido, come ponti tra le culture politiche al tramonto e quelle
nascenti.

Arianna Arisi Rota