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Un mestiere difficile. Giornalismo e Associazione stampa parlamentare tra politica e informazione

Emanuele Bernardi, Maria Chiara Mattesini
Soveria Mannelli, Rubbettino, 201 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2013

Parte di una più ampia indagine scientifica avviata alcuni anni fa dall’Associazione stampa parlamentare per ricostruire la propria storia ultrasecolare, il libro si propone di analizzare le vicende che segnarono la vita del sodalizio nel periodo compreso tra il 1948 e il 1971, quando fu varata una significativa riforma statutaria che mutò – tra l’altro – le regole di accesso dei professionisti alle assemblee parlamentari, aprendole per la prima volta anche ai collaboratori dei settimanali e ai giornalisti televisivi. L’analisi si sofferma sui principali snodi politici che caratterizzarono quella intensa stagione (in misura significativa coincidente con gli anni di presidenza di Gaetano Natale, eletto nel 1947 e rimasto in carica fino al 1961), in cui – come ricordano gli aa. – i giornalisti parlamentari si affermarono non solo come strumenti di orientamento dell’opinione pubblica ma anche come tramiti del «dialogo inter-partitico». Bernardi e Mattesini, ricordando la nascita nel 1960 di Tribuna elettorale (poi Tribuna politica), si concentrano in particolare sulle vicende del Centro-sinistra, del Sessantotto studentesco e operaio, del crescente «strapotere dei partiti», con i conseguenti maggiori rischi, per i rappresentanti del giornalismo parlamentare, di fare da spalla a più o meno confessabili giochi di potere. Emblematico, in questo senso, il caso della Commissione d’inchiesta predisposta proprio dall’Asp per accertare i possibili atti di corruzione verificatisi tra i giornalisti parlamentari protagonisti delle Tribune politiche dell’anno 1961.
Nel complesso il lavoro appare degno di segnalazione, anche se risente un po’ dell’esiguità di fonti archivistiche strettamente ascrivibili alla vita dell’Asp, che ha talvolta costretto gli aa. a un certo riorientamento della narrazione su questioni di taglio più generale. Di qui anche la decisione di attingere largamente dalla memorialistica coeva e da altre fonti documentarie riferibili a figure di spicco del mondo giornalistico e politico dell’epoca (si pensi, ad esempio, alle carte del Fondo Fanfani, conservate presso l’Archivio del Senato).
Non priva di interesse la sezione dedicata allo scambio epistolare – di cui una decina di anni fa aveva in parte dato conto Guido Crainz – tra Enzo Forcella e alcuni colleghi giornalisti dopo l’uscita di Millecinquecento lettori, il giustamente noto articolo pubblicato dal giornalista romano nel 1959, sul n. 6 della rivista «Tempo Presente». Le tesi di Forcella (secondo cui, in Italia, tra i commentatori politici e i loro lettori – in gran parte ministri, sottosegretari, sindacalisti, dirigenti di partito – vigeva un rapporto di interdipendenza da cui emergeva soprattutto l’esigenza, per i primi, di non scontentare gli interessi dei secondi e di contenere in questo modo le pressioni che il rapporto quotidiano con il mondo politico imponeva) sollevarono un intenso dibattito, a cui non poteva risultare estraneo il piccolo ma affascinante mondo del giornalismo parlamentare.

Mauro Forno