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Una strana guerra fredda. Lo sviluppo e le relazioni nord-sud

Sara Lorenzini
Bologna, il Mulino, 304 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2017

È un gran bel libro questo che Sara Lorenzini ha dedicato a un tema che nell’ultimo ventennio è divenuto centrale negli studi sulla guerra fredda: la questione dello sviluppo e la sfida tra modelli di modernità che da bipolare, come Lorenzini mostra bene, si fece col tempo plurale e diversificata. Il volume non si limita infatti a dar conto, e riassumere, una letteratura ricca, originale e sofisticata che in Italia rimane ancor poco nota. Offre, invece, una precisa sistematizzazione panoramica, che dalle matrici imperiali di un’ideologia dello sviluppo che le due superpotenze ereditarono e riformularono con la propria visione universalistica e tutta geopolitica giunge fino alla critica di questi modelli, all’emergere di modernità alternative e plurime e a una sensibilità ambientalista capace di sfidare le premesse fondative dell’idea stessa di una modernità tanto terminale quanto universalmente riproducibile.
Il volume è quindi coerentemente diviso in otto capitoli, che ripercorrono questa traiettoria. I primi, seguendo uno schema consolidato, si soffermano su Stati Uniti e Unione Sovietica e su una politica degli aiuti che dagli anni ’50 in poi diventano centrali nella sfida tra le due superpotenze. L’attenta analisi delle contraddizioni e limiti dei due modelli, che nel caso statunitense forse sarebbe potuta essere integrata da una disamina più approfondita del dibattito intellettuale e accademico, è accompagnata da un’integrazione intelligente e spesso manchevole in tanti studi sul tema: il ruolo delle organizzazioni internazionali, dove codici e logiche dello sviluppo diventano egemoni, ma in una declinazione spesso tecnocratica e ostentatamente a-politica e con uno sforzo di affrancamento, categoriale e operativo, dalle ricette proposte a Mosca e Washington.
La crisi della modernizzazione e dello sviluppo, e la contestazione delle politiche attivate in loro nome, diventa da un certo momento in poi centrale nella narrazione. Diversamente da molti studi sull’argomento, non chiude però lo studio, ma apre la sua parte finale che esamina, con intelligenza e originalità, l’irrompere della questione ambientale (altro tema d’indagine divenuto centrale negli studi sulle relazioni internazionali contemporanee) e il «modello alternativo» rappresentato dall’integrazione europea e dalla proiezione globalista che esso ambiva a incarnare. Ambizione irrealistica, questa, e forse funzionale ad autorappresentazioni identitarie fattesi col tempo sempre meno credibili e attraenti.
Entro uno sguardo panoramico così ampio e articolato, alcune mancanze sono inevitabili. La più rilevante è forse quella dei progetti sviluppisti elaborati in America Latina, quelle teorie del desarrollo che si posero in relazione dialettica e spesso antagonistica con i teorici statunitensi della modernizzazione e della sua applicazione nell’emisfero. Nella prossima edizione in inglese forse questa aggiunta potrebbe essere considerata, per integrare uno studio di suo già ricco e importante.

Mario Del Pero