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Unità di misura. Breve storia del metro in Italia

Emanuele Lugli
Bologna, il Mulino, 207 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2014

«La storia del metro in Italia è complessa e richiede necessariamente uno sforzo collettivo» per essere ricostruita in modo coerente (p. 23). Una storia che ha un percorso non lineare e che coinvolge una complessa galassia di protagonisti che spesso interagiscono tra di loro con diversi livelli di consapevolezza. La notizia dell’elaborazione di un’unità di misura da parte di alcuni scienziati dell’Accademia delle Scienze di Parigi circola e si diffonde in Italia contestualmente alle prime sperimentazioni attraverso le reti rappresentate dalle Accademie e dai giovani funzionari o dagli studiosi che si formano all’estero grazie a borse di studio erogate dagli stati preunitari. Notizie sul metro arrivano tramite i costruttori degli strumenti scientifici, ma anche con le truppe di Napoleone. Il problema per i contemporanei è che esiste un profondo scompenso tra la realtà del mondo delle misure premetriche e il complesso di campioni reciprocamente dipendenti e definiti matematicamente proprio del sistema dedadico. Il complesso basato sulla dozzina, sulla sacralità del numero dodici e sul rapporto con il corpo non riesce a convivere pacificamente con il metro. La riforma delle misure in Sicilia effettuata sotto la guida dell’abate Piazzi dimostra che, di norma, una riforma dei sistemi metrologici, lungi dal costituire un intervento isolato, si realizza come parte integrante di un più complesso progetto riformistico destinato a mutare radicalmente l’assetto di una determinata società (Antonino Giuffrida, Stessa misura, stesso peso, stesso nome. La Sicilia e il modello metrico decimale (secoli XVI-XIX), Roma 2014).
«Per evidenziare gli scarti dell’accidentata storia del metro» l’a. afferma di aver «alternato una narrazione grosso modo cronologica» a un’analisi dell’«impatto del sistema metrico in aree [disciplinari] specifiche» (p. 20).
La cartografia, ad esempio, costituisce un sapere nel quale il metro apre un importante momento di confronto con le misure premetriche. Infatti, per disegnare mappe sempre più dettagliate, anche in funzione delle nuove riforme amministrative e finanziarie che si varano, è necessario associare le misure di lunghezza in uso con il globo terrestre e fare riferimento al metro che diventa importante elemento di unificazione. Gli astronomi, i matematici e gli ufficiali del genio sono i protagonisti delle campagne di triangolazione con le quali si procede a rilevare la cartografia degli stati preunitari.
L’approccio di Lugli all’intera tematica è stimolante in quanto sgombra il campo dai tecnicismi ponderali e dall’illusione di realizzare tabelle di conversione per improbabili equivalenze fra il sistema decimale e la complessa realtà dei sistemi metrici di antico regime. Si è aperto un cantiere di lavoro molto stimolante nel quale l’affermazione del metro rappresenta una delle tessere del mosaico del processo culturale e sociologico della costruzione dell’Europa dopo il Congresso di Vienna. Un’ultima riflessione: il metro conquista l’Europa ma non valica le sponde della Manica. Il mondo anglosassone rimane saldamente ancorato ai precedenti sistemi ponderali che riescono a sopravvivere sino ai giorni nostri.

Antonino Giuffrida