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Valerio Riva – Oro da Mosca. I finanziamenti sovietici al PCI dalla Rivoluzione d’Ottobre al crollo dell’URSS. Con 240 documenti inediti dagli archivi moscoviti – 1999

Valerio Riva
Mondadori, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

I finanziamenti sovietici ai partiti comunisti occidentali, e anzitutto al Pci, rappresentano uno dei capitoli della guerra fredda tra i più opachi e i più aspramente dibattuti fino ai nostri giorni. Il libro di Valerio Riva, giornalista e in passato collaboratore della casa editrice Feltrinelli, ha il merito di offrire una ricostruzione basata per la prima volta su documenti provenienti dagli ex archivi sovietici. Si tratta prevalentemente di delibere della segreteria del CC del Pcus relative al “Fondo di assistenza internazionale” che venne costituito a Mosca nel 1950 con il fine di sostenere i partiti comunisti e altre organizzazioni fiancheggiatrici dell’Urss. I documenti (utilmente riprodotti in appendice) coprono un arco di tempo quarantennale, giungendo fino alla vigilia della dissoluzione dell’Urss. Purtroppo l’a. non fornisce informazioni adeguate sulla provenienza e sul contesto archivistico della documentazione, che non è evidentemente il frutto di una libera ricerca aperta a chiunque, come troppo spesso è accaduto in Russia negli anni recenti. Ma non ci sono motivi seri per dubitare della sua sostanziale attendibilità, e i dati che vengono alla luce richiedono un’attenta considerazione. Il dato principale è il privilegio riservato al Pci quale principale partito comunista in occidente: ai comunisti italiani venne mediamente destinato più di un quarto dello stanziamento complessivo, una quota di gran lunga superiore a quella degli altri partiti (compreso il Pcf). Iniziati alla fine del 1947 dopo la costituzione del Cominform (ripristinando una prassi già seguita dopo la rivoluzione, ma che non era stata ripresa con la “svolta di Salerno”), i finanziamenti postbellici dell’Urss al Pci subirono un significativo incremento sotto Chruscev e proseguirono senza soluzione di continuità fino alla tormentata decisione di Berlinguer di porvi fine, attuata tra il 1978 e il 1981. La ricostruzione di Riva mette così a nudo il concreto strumento di condizionamento di un legame che si perpetuò per decenni, malgrado l’evoluzione politica conosciuta dal Pci: un aspetto dal quale difficilmente si può prescindere anche per quanto attiene alle vicende dell’Italia repubblicana. Troppo spesso però l’a. cede alla tentazione di raccontare la vicenda in chiave romanzesca, rivelando un’idea stereotipata del comunismo come mera macchina cospirativa. Egli non sembra consapevole dei limiti della sua documentazione e si illude di aver avuto accesso a una “stanza dei bottoni” della nostra storia recente. Sarebbe preferibile che le intere équipe universitarie invocate da Riva per indagare sulle reti dei finanziamenti nel mondo comunista potessero invece dedicarsi alla collocazione del comunismo nella storia del XX secolo, liberandoci finalmente dalle mitologie della guerra fredda.

Silvio Pons