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Verso un nuovo equilibrio globale. Le relazioni internazionali in prospettiva storica

Mireno Berrettini
Roma, Carocci, 160 pp., € 17,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il testo di Berrettini si propone di affrontare una ricostruzione e rilettura della storiografia
e delle interpretazioni politico-ideologiche relative alla guerra fredda, affrontando,
allo stesso tempo, la questione di una storia «altra» che evidenzi la possibilità di interpretazioni
eccentriche rispetto alle prevalenti letture «euroatlantiche». L’intento dell’a. sembrerebbe
quello di sottolineare una «centralità» asiatica, e soprattutto cinese, nel contesto
dello sviluppo della guerra fredda, preludio all’affermazione della Cina popolare dopo la
crisi del blocco sovietico, al superamento della great divergence e all’affermazione di una
sorta di «eccezionalismo» cinese nel nuovo secolo.
L’a., pur proponendosi una rilettura complessiva dei due aspetti, in realtà sembra
privilegiare alcune correnti, escludendo alcuni autori e testi che pure dovrebbero essere
ritenuti funzionali alle sue stesse tesi: tra gli altri, Joyce e Gabriel Kolko, che già agli inizi
degli anni ’70 offrivano una lettura prossima a quella dell’a.; o, per riferirsi a opere più
recenti, Adam Smith a Pechino di Giovanni Arrighi, citato perfino dall’ex presidente della
Rpc, Hu Jintao, un testo molto tradotto e molto letto in Asia; o, ancora, un testo fondamentale
e di larga influenza tra gli storici asiatici come Resurgence of East Asia, curato dallo
stesso Arrighi insieme a Takeshi Hamashita e Mark Selden, altri due autori di assoluto
rilievo nel dibattito sul «risorgere» della Cina e dell’Asia in generale e sulle trasformazioni
del sistema internazionale che ciò comporta.
O, ancora, ci si potrebbe chiedere quanto sia possibile, trattando della Cina popolare
nella sua prospettiva storica e nel suo ruolo attuale, non considerare i testi di Rana Mitter,
pur prendendo in considerazione perfino un autore come Parag Khanna, di grande
visibilità ma di altrettanto grande superficialità e inconsistenza. E va notato come alcune
affermazioni relative alla Cina o all’Asia in generale, lascino un po’ perplesso chi si è dedicato
allo studio di quest’area (credo che nessun sinologo sottoscriverebbe la tesi di una
«presenza carsica» del cristianesimo lungo il corso della storia cinese).
Detto questo, il testo proposto da Berrettini ha il pregio di essere ben scritto, con
una certa verve, a tratti brillante, sebbene appesantito da citazioni e riferimenti ridondanti
che talvolta rendono difficoltosa la comprensione delle tesi sostenute. L’a. riesce a cogliere
alcuni punti di rilievo, meritevoli di approfondimento, (come, ad esempio, la questione
del neoeccezionalismo cinese), ma non riesce a tesaurizzare gli elementi positivi e originali
del suo lavoro, cosicché le Conclusioni sembrano presentare una sorta di proposta di lettura
in chiave neocrociana della storia, cosa che appare riduttiva rispetto a quanto scritto
nei capitoli che le precedono. Ad ogni modo, tenuto conto dei limiti, il testo è indubbiamente
originale e coraggioso e rappresenta un contributo utile e stimolante al dibattito
storiografico e alle narrazioni politologiche.

Roberto Peruzzi