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Vittorio Messori – ?Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX?. Il Memoriale inedito del protagonista del ?caso Mortara? – 2005

Vittorio Messori
Milano, Mondadori, pp. 166, euro 17,00

Anno di pubblicazione: 2005

Non varrebbe la pena di trattare di un libro di divulgazione e di apologetica cattolica, se non perché iniziative di tal fatta contribuiscono a far circolare fra i non addetti ai lavori stereotipi e operazioni di propaganda che incidono sul ?senso comune’ assai più di quanto possano fare approfonditi studi storici. Il volume affronta il famoso ?caso Mortara?, oggetto di una ripresa di discussione in seguito alla pubblicazione del libro di David Kertzer (Prigioniero del Papa Re, Milano 1996), di nuove ricerche sui battesimi forzati nella Roma papale svolte da chi scrive (Battesimi forzati. Storie di ebrei, cristiani e convertiti nella Roma dei papi, Roma 2004 e 2005) e infine di una lunga polemica sul «Corriere della Sera» sui casi di battesimi di bambini ebrei subito dopo la Shoah. La vicenda di Edgardo Mortara, il bambino bolognese di sette anni battezzato ?furtivamente’ da una serva cattolica, sottratto alla famiglia nel 1858 per ordine del Sant’Ufficio e portato nella Casa dei catecumeni di Roma per esservi educato nella fede cristiana, sotto la diretta protezione di Pio IX, fu all’epoca clamorosa. Essa coinvolse tutti i grandi protagonisti dell’unificazione italiana, suscitò scandalo e proteste in Europa e costituì occasione per un duro conflitto tra Stati liberali europei e papato, arroccato sulla difensiva nei confronti delle minacce della modernità e delle critiche al potere temporale. Divenne così emblematica dell’intolleranza cattolica verso gli ebrei. La rilevanza del caso non sta però nella sua eccezionalità, data la tradizione secolare di ?normalità’ dei battesimi di bambini ebrei contro la volontà dei genitori (invitis parentibus), nonostante il divieto canonico, ma nel suo risvolto politico, per il contesto italiano e internazionale e per l’epoca tarda in cui si svolse, e per le reazioni che suscitò in un’opinione pubblica e in autorità statali che oramai consideravano tali pratiche inaccettabili e contrarie al diritto naturale e civile: oggi diremmo ai diritti umani. Ma ben diversa è la prospettiva di Messori che pubblica il testo autobiografico redatto in spagnolo nel 1888 da padre Pio Edgardo Mortara, canonico regolare lateranense, non tanto per dimostrare l’ovvia convinzione del convertito di essere stato beneficiato e salvato, quanto per aprire ben altre questioni: la beatificazione tanto osteggiata di Pio IX, i silenzi di Pio XII sulla persecuzione degli ebrei e soprattutto il giudizio storico e teologico sul Concilio Vaticano II che aprì al dialogo tra le fedi. Sta qui, nella polemica interna al mondo cattolico ? che non ha ancora adeguatamente risposto ? la ragione della povertà storica e concettuale di posizioni come queste, frutto di una storiografia tradizionalista e anticonciliarista che tra l’altro rievoca la vicenda Mortara in chiave pesantemente antiebraica. Se in un libro uscito oggi, dopo la svolta impressa dal Concilio e poi da papa Woityla in direzione del dialogo, si chiamano ancora gli ebrei i ?circoncisi?, si ricorre allo stereotipo dell’alleanza complottarda giudaico-massonica, si cita sempre lo storico D. Kertzer come ?israelita americano?, appare chiaro come la necessità di fare i conti sul serio con l’antigiudaismo cattolico sia ancora molto attuale.

Marina Caffiero