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William J. Connell, Fred Gardaphé (a cura di) – Anti-Italianism. Essays on a Prejudice – 2010

William J. Connell, Fred Gardaphé (a cura di)
New York, Palgrave Macmillan, XIV-210 pp., $ 26,00

Anno di pubblicazione: 2010

Almeno fino al secondo dopoguerra, gli immigrati italiani negli Stati Uniti e i loro discendenti sono stati spesso bersaglio di forme di discriminazione poiché hanno rappresentato elementi cattolici provenienti dall’Europa mediterranea all’interno di una società che, a lungo, è rimasta in prevalenza protestante e di ascendenza anglo-sassone. Anti-Italianism, frutto di un convegno del 2004 alla Seton Hall University, esamina i pregiudizi che hanno colpito gli italo-americani in tempi diversi, dai linciaggi della fine dell’800, quando la loro appartenenza alla razza bianca non era riconosciuta in pieno per il colore olivastro della pelle di molti meridionali (Peter Vellon), agli stereotipi che ancora oggi tendono ad associare gli individui di origine italiana alla criminalità organizzata (Jerome Krase).Alcuni saggi risultano particolarmente originali. Per esempio, Connell riconduce il disprezzo della società statunitense verso gli italiani non al riversarsi in America dell’ondata immigratoria di massa dal Meridione nell’ultimo ventennio dell’800, bensì al precedente scadimento dell’immagine dell’Italia in seguito alla sua decadenza economica, alla presunta ipocrisia religiosa dei suoi abitanti e al suo attaccamento alle istituzioni monarchiche. Elizabeth Messina, invece, ricostruisce come i preconcetti razzisti abbiano alterato la scientificità dei test d’intelligenza a scapito degli italo-americani.La collettanea si colloca in un sostanziale vuoto storiografico. L’unico studio accademico ad affrontare in precedenza tematiche analoghe in una prospettiva di ampio periodo è stato una silloge di estratti dalla pubblicistica coeva, nei vari momenti della presenza italiana negli Stati Uniti, che ha privilegiato il taglio antologico sulla ricostruzione interpretativa, oltre a non poter ovviamente tenere conto delle manifestazioni dei pregiudizi anti-italiani emerse dopo la sua pubblicazione quasi quarant’anni fa (Salvatore J. LaGumina [a cura di], Wop!, San Francisco, Straight Arrow Books, 1973). Proprio quest’ultimo aspetto risulta, invece, un motivo centrale della raccolta qui recensita. La principale conclusione è che la diffidenza verso gli italo-americani non è cessata con la loro ascesa sociale dagli anni ’50 del ‘900, ma permane tuttora a causa della manipolazione della loro immagine nella cultura popolare che, agli occhi dell’opinione pubblica, li raffigura come potenziali malavitosi e razzisti ostili agli afro-americani.Purtroppo alcuni interventi, compresa in parte l’introduzione di Gardaphé, si discostano da un approccio storico e attingono al passato in una chiave attualizzante, quasi a voler lanciare appelli alla militanza contro i preconcetti etnici all’odierna popolazione statunitense di ascendenza italiana. Contributi come quello di Anthony J. Tamburri sull’impegno di Frank Sinatra contro il razzismo possono avere risvolti rilevanti nell’ambito dell’uso pubblico della storia per potenziali lettori italo-americani. Altri capitoli, però, lasciano il dubbio che una storia sistematica dei pregiudizi anti-italiani negli Stati Uniti sia ancora in cerca di un autore.

Stefano Luconi