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Wolfgang Schivelbusch – Tre New Deal, Parallelismi tra gli Stati Uniti di Roosevelt, l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler – 2008

Wolfgang Schivelbusch
1933-1939, Milano, Tropea, 217 pp., euro 16,50 (ed. or. New York, 2006)

Anno di pubblicazione: 2008

Wolfgang Schivelbusch è un apprezzato storico non accademico, autore di una serie di libri su temi diversi, trattati con un linguaggio al contempo accessibile e colto. In questo volume ha comparato tre regimi politici considerati agli antipodi, quali il New Deal rooseveltiano, l’Italia mussoliniana e la Germania hitleriana. Lo spunto eterodosso è la motivazione stessa del libro: se nel primo dopoguerra il New Deal era stato «idealizzato come coraggiosa e generosa alternativa ai regimi della Germania e dell’Italia» (p. 17), tra anni ’70 e ’90 i confronti per somiglianza avevano cominciato a fare capo. Il testo ha l’aspirazione e il merito di dare ampiezza, sistematicità e «forma libro» a questi spunti e di ripensare in chiave contemporanea quella opinione degli anni ’30 per cui «gli osservatori non avevano difficoltà a notare elementi di convergenza tra il New Deal, il Fascismo e il Nazionalsocialismo. Tutti e tre erano considerati sistemi post-liberali, di capitalismo o di socialismo di Stato» (p. 20).L’a. seleziona quattro aree di confronto: la costruzione di una leadership carismatica in una situazione di crisi; l’utilizzazione di un imponente meccanismo di propaganda; la rielaborazione di una mitologia della vita agraria rispetto alle brutture del mondo urbano industriale; le grandi opere pubbliche simboliche dell’interventismo statale e dell’estetica nazionale. L’a. radica i parallelismi in una sorta di complementarietà della storia americana e di quella europea fondata sull’argomento sombartiano della carenza della coscienza di classe nella storia americana e della sua radicalità in quella europea.Il libro suscita una critica e una riflessione. La critica sta nella scelta dei settori da illustrare in dettaglio, che tralascia aree cardinali come la politica economica e la sicurezza sociale. La riflessione è che il libro fa ancora parte di quella problematica comparativa un tempo politicamente «incendiaria», ma forse non più all’ordine del giorno oggi. L’argomento sembra essersi allargato nel tempo e nello spazio: una comparatività più ampia dice quanto sia difficile, ad esempio, condurre l’analisi dello Stato novecentesco senza introdurre il caso inglese. D’altra parte, non basta dire che la libertà, come nella vecchia scuola criticata dall’a., faceva tutta quanta la differenza, mentre ora i cultori dei parallelismi si salvano dicendo che ciò non vuol dire che i due sistemi fossero uguali. Ne viene la somma di due parzialità in cui il rapporto tra diritti civili e diritti socio-economici è più citato che approfondito. In realtà il tema dell’interazione tra parallelismi e differenze nella costruzione dello Stato interventista negli anni ’30 si illumina se lo si inquadra nel contesto della lunga conflittualità tra diritti civili e diritti socio economici.Si può concludere dicendo che il volume di Schivelbusch, mentre sintetizza meritoriamenteun modo di guardare al problema della costruzione dello Stato moderno negli anni ’30 ci invita a pensare al di là del suo stesso approccio.

Maurizio Vaudagna